Sono infatti proprio queste - integrazione europea, risanamento economico e crisi del Kosovo - le prime tre priorita' indicate dal nuovo premier Dacic nel discorso di programma tenuto ieri sera in parlamento, prima del lungo dibattito in aula protrattosi per tutta la notte fino alle 5 di stamane. La maratona di interventi ha causato uno slittamento a oggi del voto di fiducia e del giuramento dei nuovi ministri, previsti inizialmente per la giornata di ieri.
Il premier Dacic - al quale ha inviato un messaggio di felicitazioni il presidente del consiglio Mario Monti - in un colloquio telefonico con il capo della diplomazia Ue Catherine Ashton, si e' affrettato a rassicurare Bruxelles sul corso europeo della Serbia e sul prosieguo del programma di riforme necessarie a integrare l'Unione europea.
Senza il risanamento economico tuttavia - ha osservato Dacic nella sua prima conferenza stampa - sara' difficile per la Serbia raggiungere gli obiettivi strategici e internazionali che si e' prefissato.
L'occasione di una prima presa di contatto con il nuovo esecutivo serbo, a pochi giorni dal suo insediamento, l'avra' il ministro degli esteri Giulio Terzi, che sara' a Belgrado il 30 luglio. In un messaggio fatto pervenire oggi al nuovo collega Ivan Mrkic, Terzi si e' detto certo della possibilita' di ''rafforzare ulteriormente le relazioni strategiche fra i due Paesi.
Le rassicurazioni della nuova dirigenza nazionalista-socialista sulla conferma dell'orientamento filo-europeo della Serbia sono dirette anche a calmare dubbi e sospetti di taluni osservatori europei e occidentali, che vedono nella nuova coalizione di governo un possibile passo indietro e un ritorno alla fine degli anni Novanta, quando i socialisti di Slobodan Milosevic e Ivica Dacic (allora stretto collaboratore dell'uomo forte di Belgrado) erano alleati con Tomislav Nikolic, che era allora su posizioni ultranazionaliste, divenuto a maggio nuovo presidente serbo.
Quattro anni fa Nikolic tuttavia si era dissociato dalle posizioni piu' dure e oltranziste e aveva fondato una nuova forza politica conservatrice piu' moderata, il Partito del progresso serbo (Sns), vincitore delle elezioni di maggio, e che ha formato il nuovo governo in alleanza con il Partito socialista (Sps) di Dacic - che dal 2006 ha notevolmente riformato l'Sps in senso liberale - e il Partito delle Regioni (Urs) di Mladjan Dinkic.
''Il nostro governo guarda al futuro e non al passato'', ha piu' volte ripetuto Dacic nel suo discorso programmatico in parlamento. ''Non vogliamo piu' divisioni, ma intendiamo lavorare insieme per il bene della Serbia, che vuol essere fattore di pace, stabilita' e riconciliazione nei Balcani'', ha rassicurato il nuovo capo del governo, che manterra' l'incarico di ministro dell'interno che aveva nel passato esecutivo di centro-sinistra. (ANSAmed).