(di Marcello Campo)
(ANSAmed) - BRUXELLES, 10 NOV - Gelate dallo storico "no"
scozzese, il plebiscito a favore della Catalogna rilancia le
spinte indipendentiste dei movimenti che sognano di creare le
loro "piccole patrie" all'interno dell'Unione europea. Due voti,
quello in Gran Bretagna e quello catalano, profondamente diversi
sotto tanti punti di vista, ma uniti dallo stesso sogno
secessionista. Il primo, osservato a settembre con grande
apprensione da Bruxelles, aveva in effetti il potere reale di
distruggere il Regno Unito, sconvolgendo così sin dalle
fondamenta l'Europa, come la conosciamo oggi. Il secondo,
invece, aveva solo un valore simbolico, senza essere in alcun
modo vincolante, essendo stato depotenziato al livello di un
maxi-sondaggio. Il voto catalano è stato definito dal premier
spagnolo Mariano Rajoy, "un esercizio antidemocratico e
inutile", una consultazione "non valida" che renderà più
complicato "il dialogo futuro". Oggi, come accadde a settembre,
i vertici Ue hanno evitato con cura ogni commento: "Non è il
ruolo della Commissione quello di esprimere un'opinione su
questioni di organizzazione interna dei nostri Stati membri", ha
detto il portavoce dell'esecutivo Ue Margaritis Schinas.
Tuttavia, in politica, in tutto il mondo come a Bruxelles, i
simboli contano: e gli oltre due milioni di catalani che si sono
recati alle urne, e quell'81% a favore dell'indipendenza,
riaccendono passioni secessioniste, sopite dalla sconfitta
scozzese. Molti di loro si erano dati appuntamento domenica, a
Barcellona. In qualità di osservatori c'erano ben 35 gruppi più
o meno rappresentativi, a loro giudizio, addirittura di 15
"nazioni senza Stato", provenienti da tutti gli angoli
dell'Unione. Un arcipelago variegato di movimenti riuniti nel
suggestivo nome 'European Free Alliance', che oggi ovviamente
canta vittoria. Tra loro esponenti delle Fiandre, dei Paesi
Baschi, della Bretagna, della Galizia, della Corsica, la
minoranza macedone in Grecia, il Sud-Tirol, la Moravia, la
Lombardia, il Veneto, Valencia, Scozia, Galles. Ne fanno parte
anche una delegazione del Quebec. Per l'Italia, oltre il partito
sardo d'Azione, prende coraggio anche la Lega Nord che oggi
rialza i toni, associando il futuro della Catalogna a quello del
Veneto. "I numeri del referendum sull'indipendenza catalana -
dice il deputato della Lega Nord, Roberto Caon - parlano chiaro:
mentre in Italia si perde tempo con il toto presidente della
Repubblica, in Spagna hanno dato prova di grande democrazia con
oltre due milioni di catalani che hanno chiesto a gran voce
l'indipendenza. Ci auguriamo che anche da noi - conclude - si
riesca a fare presto una consultazione popolare
sull'indipendenza del Veneto". Molto determinato anche l'ex
governatore del Piemonte, oggi segretario nazionale della Lega
Nord Piemont, Roberto Cota che mette nel mirino anche il
premier: "In Catalogna il vento della libertà soffia forte, così
nel resto d'Europa. Da noi soffia fortissimo in Veneto, ma anche
in Piemonte. Renzi - conclude Cota - si sta dimostrando super
centralista, sta andando controvento".(ANSAmed).