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Egitto: 'Nostro Paese è in guerra. E l'Italia ci capisce'

Ministro a ANSA a vigilia visita Sisi a Roma, battere terrorismo

21 novembre, 13:59

(di Laurence Figà-Talamanca) (ANSAmed) - IL CAIRO, 21 NOV - "L'Egitto è in guerra e deve saper scegliere le sue priorità. E in questo momento difficile ed eccezionale, la priorità è combattere il terrorismo, anche a scapito dei diritti umani". Il ministro dell'Industria e del Commercio egiziano, Mounir Fakhry Abdel Nour, parla con l'ANSA alla vigilia della visita del presidente Abdel Fattah al Sisi a Roma e Parigi, dove lo accompagnerà con altri tre ministri e una delegazione di imprenditori. Una visita che ha due obiettivi principali: rassicurare gli investitori italiani dei "cambiamenti e delle nuove leggi che hanno consentito di creare un ambiente capace di attirare investimenti in Egitto, dove il tasso di crescita dell'ultimo trimestre è stato del 6,8%". Ma soprattutto, sottolinea il ministro, incassare il "sostegno politico" della presidenza di turno dell'Unione europea "di fronte al pericolo del terrorismo", un pericolo che rischia "di spostarsi sull'altra sponda del Mediterraneo". Del resto, ricorda Abdel Nour, "l'Italia è stato il primo paese europeo a capire cosa stava accadendo in Egitto dopo il 30 giugno 2013 (con la deposizione dell'allora presidente Mohamed Morsi, ndr) e a prendere una posizione sostenendo il movimento popolare.

Quello dell'Italia è un atteggiamento molto positivo". Matteo Renzi è stato infatti il primo leader europeo a venire al Cairo lo scorso agosto, così come Roma è la prima tappa di Sisi in Europa, "e non solo per ragioni geografiche". "Assicurare la cooperazione e il sostegno politico all'Egitto, è il minimo che si possa fare" davanti alla minaccia del terrorismo "in tutta la regione", sottolinea il ministro, invece di "lanciare accuse, come fanno alcuni Paesi del nord Europa che non capiscono o non conoscono la situazione". Il riferimento è alle accuse al governo Sisi sul mancato rispetto dei diritti umani. "Certo, un attivista non è per forza un terrorista. Ma quando si mescolano diventa pericoloso", sostiene Adel Nour, nato in una famiglia copta e con un passato da businessman. "Per esempio nelle università (dove decine di studenti sono stati arrestati dall'inizio dell'anno accademico, ndr), ci proviamo, ma è difficile distinguere tra attivisti e terroristi. Se non agiamo ci dicono che siamo deboli, se lo facciamo ci accusano di non rispettare i diritti umani". "Ma è una fase transitoria - assicura - che terminerà con l'ultima tappa della road map, le elezioni legislative nei prossimi mesi". Elezioni inizialmente previste per l'autunno, ma rinviate alla prossima primavera.

(ANSAmed).

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