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Siria: Assad a Kerry, dialogo? Prima i fatti. Ma la Ue frena

La Francia più dura di tutti, parlare con lui regalo all'Isis

16 marzo, 19:14

(di Lorenzo Trombetta) (ANSAmed) - BEIRUT, 16 MAR - Il presidente siriano Bashar al Assad raccoglie con prudenza le recenti aperture degli Usa, mentre l'Unione europea frena sull'ipotesi di considerare il regime di Damasco un interlocutore valido nella lotta contro lo Stato islamico (Isis). Francia e Turchia criticano il dietro front di Washington nei confronti di un raìs che tre anni e mezzo fa era stato dichiarato "illegittimo". In particolare, il ministro degli esteri francese Laurent Fabius afferma che parlare con Assad sarebbe come fare "uno scandaloso regalo all'Isis". Il cambio di posizione da parte degli Usa, che hanno appena avviato tramite la Turchia un piano di addestramento di miliziani "moderati" anti-Damasco, era da tempo nell'aria. Da quando la minaccia dell'Isis aveva spinto la comunità internazionale a considerare il regime siriano il pompiere di un incendio regionale che, secondo diversi osservatori, lo stesso Assad ha contribuito ad alimentare. "Queste sono le parole, ma aspettiamo i fatti", ha detto oggi il raìs siriano, commentando le dichiarazioni rilasciate ieri dal segretario di Stato Usa John Kerry sulla necessità di aprire un dialogo con Damasco. In occasione del quarto anniversario dello scoppio della rivolta siriana, Kerry aveva detto che "alla fine" sarà necessario negoziare con Assad per cercare una soluzione politica alla guerra civile". E aveva aggiunto che è necessario "accrescere la pressione" sul presidente siriano per portarlo al tavolo della pace. Un riferimento forse proprio al piano di addestramento di "ribelli moderati" anti-Assad. Quattro anni fa, le prime e allora inedite manifestazioni popolari anti-regime erano state represse nel sangue dal regime.

E col passare dei mesi la rivolta si era armata, consentendo alle autorità siriane di usare con maggior disinvoltura la retorica per cui i manifestanti non erano che terroristi pagati dal Golfo e dall'Occidente. Secondo diversi rapporti della Commissione d'inchiesta Onu sulla Siria, il regime di Damasco si è macchiato in questi anni di crimini di guerra e crimini contro l'umanità. "Non penso che Kerry si riferisse ad Assad in persona", ha affermato oggi Federica Mogherini, l'alto rappresentante per la politica estera europea. La crisi siriana, ha aggiunto, si basa su un processo che coinvolga "tutte le parti" e quindi "rappresentanti del regime", ma non il presidente siriano, ha precisato il ministro degli esteri europeo.

Per analisti locali che sia Assad in persona o un suo delegato, la sostanza politica non cambia: gli Usa, a guida del gruppo degli 11 Paesi - tra cui l'Italia - che finora hanno sostenuto almeno a parole le opposizioni, si allineano a quanto già detto di recente dall'inviato speciale Onu sulla Siria, Staffan De Mistura, per cui "Assad è parte della soluzione". De Mistura immagina il raggiungimento di un accordo politico tra oppositori e regime e un conseguente impegno congiunto contro l'Isis. Un'ipotesi che non convince la Ue. Nelle sue conclusioni il Consiglio esteri della Ue oggi ha ribadito che, "come conseguenza delle sue azioni, il regime di Assad non può essere un partner nella lotta contro l'Isis". "Tutte le altre soluzioni che rimettano in sella Assad sarebbero uno scandaloso regalo ai terroristi dell'Isis", ha scandito da Bruxelles il ministro francese Fabius, argomentando che "se si rimette in sella Assad, i milioni di persone che sono state perseguitate da Assad si rivolgerebbero all'Isis". Molto dura anche la reazione di Ankara, affidata al ministro degli esteri turco Mevlut Cavugsoglu: "Che cosa volete negoziare con Assad? Che cosa volete negoziare con un regime che ha ucciso più di 200mila persone?". (ANSAmed).

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