GINEVRA - Sono oltre 2.000 i siriani morti nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l'Europa dal 2011.
Lo rende noto il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite in un rapporto in cui si sottolinea che "il fallimento globale nella protezione dei rifugiati siriani si sta tramutando in una crisi dell'Europa del sud" con un aumento del flusso negli ultimi mesi. Nel rapporto si evidenziano gli abusi commessi dalle parti in guerra, l'esercito del presidente Assad, al Nusra e lo Stato islamico. "Il fallimento globale nel proteggere i rifugiati siriani si sta traducendo in una crisi nell'Europa meridionale", afferma in un rapporto il Consiglio dei diritti umani, aggiungendo che "la responsabilità per la protezione dei diritti umani di questi rifugiati non è adeguatamente distribuita e assunta". "Una genuina cooperazione internazionale nell'assunzione dei carichi è imperativa per affrontare la crisi umanitaria",
insiste l'organismo delle Nazioni Unite. Per quanto riguarda la situazione in Siria, il Consiglio afferma che "la violenza è endemica" e tutte le parti hanno commesso "crimini di guerra" anche contro la popolazione civile. In particolare, le forze governative sono accusate di avere compiuto omicidi, stermini, torture, stupri, di aver fatto sparire persone e di "altri atti disumani". Accuse sono dirette anche contro gruppi ribelli, il Fronte al Nusra - la branca siriana di Al Qaida - e l'Isis (Stato islamico). Quest'ultimo, afferma il Consiglio, e' responsabile anche di "schiavitù sessuale".