(ANSAmed) - ROMA, 19 MAG - Garantire i diritti dei migranti
che sono stati violati durante le procedure di identificazione e
registrazione che seguono agli sbarchi negli hotspot. E' questo
l'obiettivo del progetto presentato stamani a Roma in una
conferenza stampa organizzata alla Camera dei Deputati da Oxfam
Italia, Diaconia Valdese e Borderline Sicilia (associazione che
riunisce una rete di legali in grado di fornire assistenza ai
migranti). Un progetto, spiegano, ''di accoglienza, consulenza
legale e distribuzione di kit di prima necessità'' lanciato il 9
maggio scorso in Sicilia. A prestare assistenza ai migranti
respinti ''è una unità mobile costituita da un operatore
socio-legale e un mediatore linguistico-culturale, in grado di
raggiungere rapidamente i luoghi in cui viene segnalata la
presenza di migranti respinti e di fornire loro assistenza
legale per presentare ricorso verso il decreto di respingimento
e per avviare la procedura di richiesta di asilo, informarli sui
loro diritti e orientarli verso strutture di accoglienza a
disposizione del progetto e di altri enti'', sottolineano i
promotori che oggi hanno illustrato i risultati del dossier
''Hotspot, il diritto negato'', lanciato nell'ambito della
campagna di sensibilizzazione OpenEurope.
A muovere i tre organismi, l'assenza totale di un quadro
legale che disciplini le procedure di identificazione negli
hotspot italiani (Lampedusa, Pozzallo, Trapani e Taranto). ''Una
situazione del totalmente extra legale'', denuncia Alessandro
Bechini, direttore programmi di Oxfam Italia, confederazione
internazionale di 18 organizzazioni che lavorano insieme in
oltre 90 Paesi. Procedure, come rileva lo stesso studio
elaborato da Oxfam che ha raccolto molte testimonianze negli
hotspot di Pozzallo e Lampedusa, ''discriminatorie, frettolose e
lesive dei diritti della persona''. Troppo spesso, avvertono,
viene negato lo status di rifugiato e il migrante viene
inquadrato come migrante economico. I numeri sono elevatissimi,
ha spiegato Paola Ottaviano di Borderline Sicilia. ''Parliamo di
circa 4mila persone respinte solo da settembre a oggi''. La
situazione che allarma maggiormente è quella dei minori e
categorie vulnerabili, quali donne in gravidanza o portatori di
handicap e persone traumatizzate''. ''Una volta ricevuto il
decreto di espulsione differito - entro 7 giorni devono lasciare
il territorio nazionale - queste persone rimangono in mezzo
alla strada senza soldi né documenti'', rimarca Ottaviano. ''I
migranti sono spinti fuori dal sistema nazionale di accoglienza
e restano abbandonati a loro stessi''. I decreti, sottolineano i
legali di Borderline nel dossier, ''sono impugnabili, perché di
fatto la ''procedura'' che ha portato al respingimento non ha
base giuridica e si fonda su prassi non contenute in documenti
di carattere normativo in totale violazione delle norme
internazionali sull'asilo''.
''Le procedure di identificazione e accoglienza devono essere
velocizzate, serve il rispetto del diritto internazionale e
nazionali'', ha ricordato dal canto suo l'on. Khalid Chaouki,
membro della commissione di inchiesta sui Cie (Centro di
identificazione ed espulsione). Troppi, ricorda, ''i casi di
discrezionalità su chi può o non può fare domanda di asilo''.
Quello che serve, conclude, è ''garantire l'accessibilità a
questi luoghi che devono diventare come lo sono diventati i Cie
permeabili al controllo di ong, istituzioni locali e media''.
(ANSAmed).