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Migranti: Avramopoulos, su Schengen nessuna concessione

Segnali forti da Renzi a summit Ue. In Niger-Mali con Gentiloni

19 ottobre, 09:39

(di Patrizia Antonini) (ANSAmed) - BRUXELLES, 19 OTT - Dalla situazione nell'area Schengen ai ricollocamenti dei profughi ancora insufficienti; dai migration compact con i Paesi africani alla minaccia dei foreign fighter di ritorno in Europa: il commissario europeo Dimitris Avramopoulos, che giovedì e venerdì sarà a Roma per partecipare al G6 per parlare di terrorismo e migrazione, ed incontrare le autorità italiane, in un'intervista all'ANSA fa il punto sulla situazione.

"Non ci saranno concessioni su Schengen", e chi vorrà estendere i controlli alle frontiere interne allo scadere del 12 novembre, dovrà "giustificare le proprie ragioni", mette in guardia Avramopoulos. "Il ritorno alle frontiere nazionali non è un'opzione", spiega, aggiungendo che l'area di libero scambio "sarà difesa con ogni mezzo". A Bruxelles sono attese le informazioni richieste ai cinque Paesi che hanno ripristinato i controlli - Austria, Svezia, Germania, Danimarca e Norvegia - per valutare il da farsi in vista della scadenza dei sei mesi previsti dalla decisione del Consiglio.

Parlando di terrorismo, Avramopoulos getta acqua sul fuoco.

"Non ci sono evidenze o prove che" gruppi di foreign fighters siano diretti verso l'Ue se Mosul cade. "Non abbiamo allarmi di questo genere. Monitoriamo la situazione sul terreno e siamo preparati per qualsiasi evenienza. Prendiamo misure in modo permanente, prima e dopo Mosul". Anche se riconosce: "i terroristi cercano sempre di trovare nuovi modi per attaccare".

Sui ricollocamenti Avramopoulos ammette che ci sono "ancora forti opposizioni alla politica" della Commissione Ue, "ma non siamo ancora sul punto di volerli imporre. Crediamo che alla fine lo spirito della solidarietà europea prevarrà". "Ci sono anche altri modi di mostrare la solidarietà", afferma, rispondendo sull'idea di ridurre i fondi strutturali ai Paesi che non si dimostrano solidali sui ricollocamenti. "So che il premier Renzi, che è un europeista convinto, invierà messaggi forti ai suoi colleghi, sollevando la questione al vertice Ue, dove i dialoghi sono sostanziali e tutti vengono messi di fronte alle proprie responsabilità".

D'altra parte, aggiunge: "Negli ultimi due mesi sui ricollocamenti abbiamo visto numeri in crescita" e questo "è un messaggio incoraggiante per Grecia e Italia. Se le cose proseguono di questo passo presto saremo nella condizione di dire che questa politica funziona".

Su rimpatri e compact Avramopoulos spiega che il lavoro condotto da Federica Mogherini sta andando avanti, anche se il nodo cruciale resta la Libia, e annuncia anche che "presto" andrà "col ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni in Mali e Niger per inviare un messaggio forte nell'area".

L'indicazione è "molto chiara - evidenzia - vogliamo cooperare con loro, ma anche loro devono collaborare con noi nel riprendere indietro i loro connazionali".

"Nel Mediterraneo centrale c'è un problema - evidenzia -.

Siamo al fianco dell'Italia, che sta facendo grossi sforzi per gestire questa situazione così complessa e vorrei ancora una volta lodare le autorità italiane, e gli italiani, per quanto hanno fatto negli ultimi due anni per migliorare i loro sistemi".

Quanto alla raccolta delle impronte digitali dei migranti in arrivo sulle coste italiane (database Eurodac), sulla quale l'Italia ha una procedura di infrazione aperta da dicembre, Avramopoulos lascia intravedere spiragli: "Abbiamo rivalutato tutta la questione e posso dire che dal momento che l'Italia ha migliorato il sistema, questa nuova valutazione darà presto i suoi risultati. Spero ci possa essere una conclusione positiva".

Infine, parlando del rapporto con la Turchia avverte: "Non abbiamo avvisi o informazioni da Ankara che nuove ondate di profughi o migranti siano in arrivo verso l'Ue. Al contrario, l'intesa funziona, e lo dimostrano i bassi numeri di sbarchi nelle isole greche (80-100 al giorno di media)". E sulla roadmap per la liberalizzazione dei visti ricorda che "Ankara ha già soddisfatto 67 criteri sui 72. Per i cinque restanti, siamo molto vicini. C'è ancora una questione aperta sul terrorismo, ma c'è la volontà politica" di arrivare alla finalizzazione.

(ANSAmed).

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