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Iran in Fiera a Roma: Piccinetti,Trump non può tenerlo fuori

'Combatte Isis anche per noi.Spero evento aiuti rilancio affari'

18 novembre, 20:46

(di Luciana Borsatti) (ANSA) - ROMA, 18 NOV - "Non penso che un nuovo presidente Usa possa cambiare completamente la politica nei confronti dell'Iran, è impossibile mantenere fuori questo Paese dal fare business con noi". A parlare con l'ANSA è Pietro Piccinetti, amministratore unico della Fiera di Roma, pochi giorni dopo l'elezione di Donald Trump e alla vigilia dell'Iran Country Presentation, che dal 22 al 26 novembre darà al pubblico ed agli imprenditori l'occasione di conoscere le grandi potenzialità economico ed il patrimonio culturale del Paese.

"Guardiamo a cosa sta facendo l'Iran contro l'Isis - prosegue Piccinetti, con riferimento all'intervento anche sul terreno delle forze iraniane in Siria - non possiamo usarli solo come militari, che muoiono anche per difendere la democrazia e la libertà del mondo, e poi con loro non fare gli affari". Piccinetti l'Iran lo conosce bene, anche per aver stretto già alcuni anni fa - allora da amministratore delegato della Fiera di Pordenone - un accordo quinquennale per 'Contract Made in Italy', fiera per gli operatori del legno e dell'arredo a Teheran. E già allora aveva proposto l'idea di questo evento al presidente della Fiera internazionale di Teheran Hossein Esfahbodi, ora anche viceministro. "Certo, l'Iran non è un paese facile, ci sono purtroppo problemi sui diritti e le libertà. Ma io giro il mondo da 35 anni e so che l'unica strada è quella che stiamo percorrendo. Le barriere non servono a nulla, l'abbiamo visto noi con il muro di Berlino. Per crescere e convivere insieme, e non solo sul piano economico, bisogna stringersi le mani, il segno di pace per eccellenza. In fiera ci si stringe la mano, si fanno accordi".

Ma stringere intese non basta, come dimostrano i tanti memorandum che gli italiani hanno firmato in Iran dallo storico accordo di Vienna sul nucleare del 14 luglio 2015. Una ventina quelle firmate, precisa Piccinetti, citando fra l'altro Fs per l'alta velocità, ma anche Condotte e Danieli.

Perché questi accordi "da miliardi di euro" diventino realtà, conferma, occorre infatti far ripartire a pieno regime i canali finanziari, e la Sace deve riattivare il plafond assicurativo, ma per farlo "a sua volta deve avere le garanzie dal governo iraniano". Un processo che si è bloccato, sottolinea, anche per le resistenze anti-iraniane negli Usa, che hanno frenato i primi grandi entusiasmi del dopo-accordo in Europa e in Italia.

"Ma speriamo che questa iniziativa aiuti per uno scongelamento della situazione", auspica, sottolineando come il ministro iraniano Mohammad Reza Nemathzadeh, che inaugurerà l'evento il 22 con il suo omologo Carlo Calenda, abbia fatto di tutto per poter confermare la sua presenza.

Ma perchè l'Iran ha scelto l'Italia per questa sua prima uscita nel mondo occidentale dopo la rivoluzione del 1979? "Perchè, come ha detto anche il presidente Rohani nella sua visita a Roma - risponde Piccinetti - se deve fare fare business alle stesse condizioni di altri Paesi europei, l'Iran sceglie l'Italia, per affinità storiche ed 'elettive'. Non dimentichiamo cosa ha fatto Enrico Mattei per la crescita della loro industria petrolchimica, o la costruzione del porto di Bandar Abbas da parte proprio degli italiani. Quando riparte il busines, solo con i ricambi nella petrolchimica facciamo un miliardo l'anno". Del resto con alcune banche si può già lavorare, aggiunge: con le popolari di Sondrio, di Vicenza e di Milano, quest'ultima "divenuta la terza banca italiana dopo la fusione con Popolare Verona. E' ancora poco rispetto a ciò che si potrebbe fare, ma mi auguro che il nostro evento sia una spinta ulteriore". (ANSAmed).

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