La Corte ha ammesso che costringere le ragazze musulmane a nuotare con i maschi è "un'interferenza nella libertà di religione" ma "non si tratta di una violazione".
Il caso è scoppiato sei anni fa quando due famiglie svizzere di origine turca hanno deciso di non mandare le loro figlie adolescenti alle lezioni di nuoto miste e obbligatorie.
Costretti dalle autorità scolastiche a pagare una multa di da 1.300 euro, le famiglie hanno fatto ricorso considerando l'ammenda una violazione dell'articolo 9 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo ovvero quello sulla libertà di pensiero e religione. Ma oggi la Corte di Strasburgo ha stabilito che il rifiuto di esentare le ragazze dalle lezioni di nuoto miste "pur rappresentando un'interferenza nel diritto alla libertà di religione" è conforme ad un altro diritto, quello di "proteggere i ragazzi stranieri da qualsiasi forma di esclusione sociale. "L'interesse degli studenti a ricevere un'istruzione completa che li aiuti ad integrarsi pienamente con gli usi e i costumi locali - dice la sentenza - prevale sulla volontà dei genitori di esentare i figli dalle lezioni miste". (ANSAmed).