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Migranti: Ocse,crescono migrazioni ma integrazione difficile

Aumentano anche italiani all'estero e movimenti interni alla Ue

17 febbraio, 15:52

(ANSAmed) - ROMA, 17 FEB - Crescita dei flussi migratori permanenti e di richiesta di asilo, crescita dell'emigrazione italiana nei Paesi Ocse, calo degli sbarchi e difficoltà nell'integrazione. Questi i principali risultati del'International Migration Outlook 2016 dell'Ocse, presentato oggi nel corso dell'evento "Il fenomeno dell'immigrazione in Italia e le sue implicazioni internazionali" a Roma.

"Nel 2014 i flussi migratori verso i Paesi Ocse per motivi umanitari di rifugiati hanno rappresentato solo il 10 per cento del totale, mentre il 40 per cento è dovuto a motivi di carattere familiare e il 14 per cento per motivi economici" sottolinea Jonathan Chaloff dell'Ocse durante la presentazione. Il documento spiega che i flussi migratori permanenti verso i Paesi Ocse nel corso del 2014 e 2015 sono aumentati, così come la migrazione interna all'Unione europea. Sotto questo aspetto Chaloff ha sottolineato una "crescita dell'immigrazione italiana in altri Paesi Ocse. Dagli anni della crisi economica c'è stato un consistente aumento in uscita, soprattutto in Spagna e Germania".

Per quanto riguarda i migranti richiedenti asilo nel 2014 e 2015 "si sono registrati numeri mai visti. In particolare la Germania ha raccolto quasi la metà di tutte le domande registrate dai Paesi Ocse".

Le nazionalità coinvolte principalmente nell'asilo sono state Siria, Afghanistan e Iraq. "Anche altre nazionalità hanno avuto l'accesso alle richieste ma moltissimi sono stati i dinieghi" spiega Chaloff. Secondo i dati Ocse "il numero degli sbarchi ha subito un calo nel 2016 rispetto all'anno precedente", mentre in tema di integrazione nel mercato del lavoro "i tempi di attesa per i rifugiati sono inaccettabili".

Secondo l'Ocse una soluzione alla situazione critica sarebbe utilizzare diversi canali di migrazione rispetto all'asilo, quali visti per lo studio, per lavoro oppure attraverso le famiglie che già risiedono in Paesi di destinazione. (ANSAmed).

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