(ANSA) - STRASBURGO, 16 MAG - I leader politici serbi devono
riconoscere pubblicamente che Srebrenica è stato un atto di
genocidio e le autorità devono accelerare e concludere i
processi per i crimini di guerra. Sono due delle 21
raccomandazioni che l'Ecri, l'organo anti razzismo del Consiglio
d'Europa, rivolge alla Serbia nel suo ultimo rapporto sul Paese,
in cui sottolinea di essere "estremamente preoccupato per il
continuo aumento del discorso d'odio che ricorda quello usato
prima delle recenti guerre nella regione". L'Ecri domanda quindi
azioni risolute contro i tifosi razzisti "che contribuiscono a
spargere l'odio". Denunciando che spesso i comportamenti
razzisti dei tifosi non sono sanzionati, l'Ecri "chiede con
forza che le autorità agiscano immediatamente per indagare,
processare e condannare questi comportamenti e per vietare i
club di tifosi razzisti". L'organo del Consiglio d'Europa
ritiene inoltre indispensabile che il parlamento e il governo
adottino codici di condotta che proibiscano l'uso del discorso
d'odio, e che in caso di violazioni sia prevista la sospensione
del mandato e altre sanzioni.
Nel rapporto l'Ecri domanda inoltre azioni risolute nei
confronti dei media e a favore delle comunità Rom e Lgbt. "I
media, scrive l'Ecri, continuano a dar conto dei discorsi d'odio
di politici e altre figure pubbliche, amplificandone l'effetto e
il linguaggio istigatorio usato dai media contribuisce a far
aumentare le tensioni tra i gruppi etnici del Paese e della
regione". L'Ecri considera quindi indispensabile che le autorità
inizino un'attività di formazione intensiva per i giornalisti
sul codice etico e che rafforzino il sistema di auto regolazione
dei media "che al momento non funziona in modo adeguato" perché
il Consiglio della stampa "è troppo debole e i social media non
prevengono e rimuovono i discorsi d'odio". Per quanto riguarda
la comunità Rom l'Ecri afferma che questo gruppo "continua a
essere vittima di atti di violenza". Inoltre l'organo del
Consiglio d'Europa evidenzia che solo il 6% dei bambini Rom è
iscritto alla scuola materna, che solo il 46% termina la scuola
dell'obligo, che non c'è alcun rappresentante di questa etnia in
importanti aree del servizio pubblico, e che il 72% degli
insediamenti Rom sono ancora informali. L'Ecri domanda quindi
alla Serbia di far avanzare con più determinazione le politiche
d'integrazione dei Rom e di creare per questa comunità e gli
altri gruppi vulnerabili un sistema per registrare e monitorare
gli atti di razzismo e discriminazione, con persone a livello
locale incaricate di ricevere le denuncie e assicurare che la
polizia e la magistratura conducano indagini adeguate. Infine
l'Ecri ritiene che la Serbia debba riconoscere le coppie dello
stesso sesso, regolamentare il cambio di nome e genere, creare
un ambiente sicuro per le persone Lgbt e promuovere una cultura
di tolleranza verso di loro. (ANSAmed)