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Migranti: Commisione Difesa, stop a corridoi autonomi di Ong

Ong vanno certificate e presenza in mare coordinata da Italia

16 maggio, 17:39

(ANSAmed) - ROMA, 16 MAG - "Non può essere consentita la creazione di corridoi umanitari" gestiti autonomamente dalle Ong, trattandosi di un compito che spetta agli Stati o agli organismi internazionali. Le ong che fanno soccorsi devono poi essere certificate e la loro presenza in mare deve essere fin dall'inizio coordinata dalla Guardia costiera italiana. Queste le principali indicazioni della relazione approvata all'unanimità dalla commissione Difesa del Senato ed illustrate dal presidente, Nicola Latorre. "C'è stata - ha sottolineato Latorre - una discussione intensa in commissione, che ha prodotto come risultato una relazione unanime, nonostante gli approcci diversi. Ora invieremo il documento al presidente del Consiglio ed ai ministri di Difesa, Interno, Esteri, Infrastrutture e Trasporti.

L'auspicio è che le nostre linee guida vengano adottate".

Quanto alla certificazione delle ong che fanno soccorso in mare, secondo Latorre "è assolutamente indispensabile. Occorre verificare l'adeguatezza delle imbarcazioni e le caratteristiche degli equipaggi che spesso vengono affittati con impegni a termine". Sulla presenza di ufficiali di polizia giudiziaria sulle navi umanitarie, auspicata dal procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, non c'è stata convergenza di posizioni all'interno della commissione. "Le ong - ha spiegato il senatore - si rifiutano di far salire la polizia sulle loro navi. Senza il loro consenso bisognerebbe garantire la contestuale presenza di piccole unità con polizia giudiziaria a bordo".

E' inoltre fondamentale, ha proseguito Latorre, "costituire un Centro di coordinamento marittimo in Libia, mentre Malta e Tunisia non rispondono alle richieste di aiuto che arrivano dalle Ong".

Dalle audizioni dei procuratori siciliani, ha detto ancora Latorre, "è emerso che i satellitari vengono buttati in mare se i soccorsi sono fatti dalle navi militari, mentre nel caso di intervento di navi delle Ong, i telefonini vengono recuperati per essere riutilizzati in altre traversate. E in alcuni casi - ha aggiunto - quando il soccorso è fatto dalle organizzazioni umanitarie, soggetti libici prelevano il motore del barcone per riusarlo". La relazione auspica anche la trasparenza dei finanziamenti delle Ong e chiede che le procure vengano dotate degli strumenti per intercettare e mezzi le indagini. (ANSAmed).

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