BRUXELLES - Critiche da Ungherie e Slovacchia, ma anche da Polonia e Repubblica Ceca, alla sentenza della Corte di giustizia europea i respingere i ricorsi sulle 'relocation' dei richiedenti asilo. Una decisione "oltraggiosa e irresponsabile" e tale da mettere "a rischio la sicurezza dell'Europa", ha risposto il governo di Budapest. "In tutti Paesi europei di stato di diritto, i giudici sono indipendenti".
Ha replicato a sua volta il commissario europeo Dimitris Avramopoulos.
Non demorde nemmeno la Slovacchia, secondo cui il verdetto va rispettato, ma le quote di ricollocazione in pratica non funzionano. "Il ricorso slovacco intanto non riguarda il fatto se la Slovacchia deve o meno accogliere i migranti - precisa il ministero degli Esteri polacco - ma i vizi di procedura del Consiglio dei ministri Ue nel decidere delle quote", ha detto Peter Susko, commentando la sentenza con l'ANSA. La decisione della Corte non cambia neanche la posizione del governo polacco sulle politiche di immigrazione, ha detto il premier polacco Beata Szydlo, interpellato dai giornalisti.
Varsavia "è un partner leale della Ue che adempie ai propri impegni - ha aggiunto - e spera di essere trattato così come gli altri paesi membri della Ue".
Nessun cedimento nemmeno dalla Repubblica Ceca che, secondo il presidente Milos Zeman, non deve piegarsi di fronte all'Ue sulla questione dei migranti. "Penso che non dobbiamo piegarci, non dobbiamo cedere alle minacce. Ora dico quello che a qualcuno non piacerà: nel caso peggiore è sempre meglio fare a meno dei finanziamenti europei che far entrare i migranti da noi", ha detto Zeman.