(ANSA) - ROMA, 25 APR - Servono ora passi concreti da parte
del Governo italiano per superare l'accanimento per la morte di
Alfie. Lo dichiara il centro studi Livatino, composto da
magistrati, docenti universitari e avvocati.
''La decisione del Consiglio dei ministri di ieri di riconoscere la cittadinanza italiana al piccolo Alfie - rileva il centro Livatino - è un gesto di coraggio e di civiltà. Ora si tratta di fare in modo che non resti un pur importante passo politico, producendo le auspicate ricadute giuridiche''. Dunque, suggerisce il centro studi ''in caso di pervicace diniego da parte dei giudici inglesi, la strada è quella di ricorrere con urgenza alla Corte di Giustizia europea, la cui pronuncia nel caso specifico potrebbe salvare la vita ad Alfie evitando diatribe diplomatiche fra Stati amici''.''Lo permettono le norme sui poteri dell'autorità consolare italiana, contenute nel decreto legislativo n. 71/2011,che recepisce decisioni comunitarie''.
Al momento sottolinea il centro Livatino i dati certi della vicenda sono che: nei confronti di Alfie i genitori non invocano alcun "overtreatment", bensì il mantenimento vitale attraverso supporti tecnici. Ciò accade ovunque vi sia un disabile grave, che non può essere ucciso o lasciato morire solo perché disabile e solo perché rappresenta un costo per il sistema sanitario''.
''Se il Regno Unito non intende garantire tale mantenimento, Alfie, attraverso i suoi genitori, ha il diritto di recarsi altrove - si aggiunge - e in particolare nello Stato di cui è diventato cittadino per fruire del trattamento. Lo tutelano in tal senso gli articoli 2 della Convenzione EDU, 56 del Trattato sul funzionamento dell'UE, 2 13 e 32 della Costituzione''. Infine, conclude il centro Livatino ''né Alfie né i suoi genitori hanno commesso reati per i quali possa loro essere interdetta con atto del giudice alcuna libertà, e in particolare la libertà di circolazione''. (ANSA).
''La decisione del Consiglio dei ministri di ieri di riconoscere la cittadinanza italiana al piccolo Alfie - rileva il centro Livatino - è un gesto di coraggio e di civiltà. Ora si tratta di fare in modo che non resti un pur importante passo politico, producendo le auspicate ricadute giuridiche''. Dunque, suggerisce il centro studi ''in caso di pervicace diniego da parte dei giudici inglesi, la strada è quella di ricorrere con urgenza alla Corte di Giustizia europea, la cui pronuncia nel caso specifico potrebbe salvare la vita ad Alfie evitando diatribe diplomatiche fra Stati amici''.''Lo permettono le norme sui poteri dell'autorità consolare italiana, contenute nel decreto legislativo n. 71/2011,che recepisce decisioni comunitarie''.
Al momento sottolinea il centro Livatino i dati certi della vicenda sono che: nei confronti di Alfie i genitori non invocano alcun "overtreatment", bensì il mantenimento vitale attraverso supporti tecnici. Ciò accade ovunque vi sia un disabile grave, che non può essere ucciso o lasciato morire solo perché disabile e solo perché rappresenta un costo per il sistema sanitario''.
''Se il Regno Unito non intende garantire tale mantenimento, Alfie, attraverso i suoi genitori, ha il diritto di recarsi altrove - si aggiunge - e in particolare nello Stato di cui è diventato cittadino per fruire del trattamento. Lo tutelano in tal senso gli articoli 2 della Convenzione EDU, 56 del Trattato sul funzionamento dell'UE, 2 13 e 32 della Costituzione''. Infine, conclude il centro Livatino ''né Alfie né i suoi genitori hanno commesso reati per i quali possa loro essere interdetta con atto del giudice alcuna libertà, e in particolare la libertà di circolazione''. (ANSA).
