"I rifugiati e i nuovi cittadini europei devono prendere la parola, per raccontare le pratiche vincenti e superare razzismo e discriminazioni", ha detto Abdullahi Ahmed nel suo intervento.
Il giovane è arrivato in Italia 10 anni fa, esattamente il 23 giugno del 2008. "Il tema di oggi non dovrebbe essere se accogliamo o respingiamo, ma in che modo può essere accolta e inclusa una persona". Ahmed è arrivato in Italia dalla Somalia a 19 anni, a Settimo Torinese, senza conoscere nessuno e senza parlare la lingua. Oggi è un cittadino italiano. "Sono stato accolto dagli italiani, non ero considerato un numero. In questi anni sono riuscito a realizzare i miei obiettivi, scappando da un Paese dove c'era la guerra da anni", ha raccontato. "Lo stesso discorso vale per oggi: chi si trova nei centri ha bisogno di essere accompagnato a costruirsi una nuova vita.
Senza quel sostegno, io non avrei potuto farcela, e se l'integrazione è stata possibile per me, è possibile anche per gli altri, ma dall'altra parte ci deve essere una risposta dei cittadini ma soprattutto dei politici", ha sottolineato. Sophia Baras, mediatrice culturale, è in Italia da 5 anni dopo essere fuggita dallo Yemen. "Ci sono tanti motivi per lasciare il proprio Paese. Tante guerre che si vedono, ma anche quelle che non si vedono, come quelle contro le donne", ha raccontato, riportando i principali dati contenuti nel rapporto Global Trends. "Voglio che la comunità europea supporti le donne per la costruzione della pace. Se non diamo loro i diritti non troveremo mai pace". "Essere rifugiati non è una scelta", ha detto Hisam Jamil Allawi, rifugiato siriano oggi mediatore culturale, che ha letto una poesia scritta da lui per uno spettacolo realizzato a Parma sul suo Paese: "Sette anni e nulla è cambiato. Il gallo è il gallo, la gatta è la gatta, il lupo è rimasto lupo, solo l'essere umano è mutato, un mostro che divora ogni cosa è diventato. Sette anni e la grande bugia continua".
La conferenza stampa ha visto la partecipazione di Vanessa Redgrave, che ha presentato il documentario "Sea Sorrow", che segna il suo debutto alla regia e rappresenta una riflessione sull'odierna situazione di crisi che vivono i rifugiati. "Sono qui soprattutto per fare un tributo alle donne, madri, nonne, bambini, giovani, padri che hanno cercato protezione secondo la legge europea", ha dichiarato Redgrave. "Queste persone ne hanno un diritto profondo che non si può cambiare", ha sottolineato. I Paesi dai quali vengono i rifugiati "sono distrutti" perché "i nostri governi vogliono vendere le armi, per questo tanta distruzione e tante guerre". Per proteggere la democrazia "in qualunque momento, nella vita dei popoli in qualsiasi Paese, bisogna proteggere anche i profughi dai Paesi in guerra".
(ANSAmed).