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'Ridurre gli arrivi e i movimenti dei migranti in Ue'

Berlino impone linea al vertice domenica, ma l'Europa è spaccata

21 giugno, 11:11

(di Patrizia Antonini)

BRUXELLES - Mini-vertici a dieci, riunioni a cinque, incontri tra leader che fanno capo alla stessa area politica: gli europei si confrontano ed affilano le armi sul dossier migrazione in un 'risiko' di meeting ad alta tensione da domani fino al vertice dei Capi di stato e di governo del 28 e 29 giugno, mentre si allarga la faglia tra i presidenti del Consiglio europeo Donald Tusk e della Commissione Ue Jean Claude Juncker.
A dare il via alla maratona di minisummit sarà quello dei leader dei Paesi di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria) di oggi a Budapest con il cancelliere austriaco Sebastian Kurz. Tema centrale: il rafforzamento delle frontiere esterne ed una ferrea opposizione a qualsiasi forma di ridistribuzione in Europa di richiedenti asilo. Proprio nell'Ungheria di Viktor Orban, che in qualità di presidente dei V4 ha organizzato la riunione, il Parlamento ha votato ieri il sì alla modifica della Costituzione che prevede una stretta sulle richieste d'asilo, e inserisce il divieto di accogliere i migranti economici.
Domenica invece una decina di leader (Italia, Belgio, Olanda, Grecia, Spagna, Malta, Germania, Francia, Bulgaria e Austria) saranno a Bruxelles, ad una riunione organizzata da Juncker su richiesta della cancelliera Angela Merkel appoggiata dal presidente Emmanuel Macron, con la 'mission' di salvare Schengen, sempre più minacciata da possibili azioni unilaterali.
Un mini-vertice da replicare, sempre su iniziativa di Berlino e Parigi, anche a margine del summit dei leader di fine mese.
Merkel e Macron, col supporto dell'olandese Mark Rutte e del belga Charles Michel, domenica cercheranno di convincere i leader dei Paesi del Mediterraneo ad accettare una serie di misure per arginare i movimenti dei migranti dai Paesi di primo ingresso verso l'Europa del nord, e a trovare un accordo sulla revisione del regolamento di Dublino. Sul piatto, come contro offerta, verranno messi soldi per il Fondo fiduciario per l'Africa, un potenziamento di Frontex per i rimpatri e uno schema di sbarchi dei migranti salvati in mare dagli europei nei porti dell'Africa del Nord. Un'iniziativa tuttavia che la Tunisia, partner ideale, ha già rifiutato.
Il premier Giuseppe Conte, in un incontro con Tusk a Roma, ha già avvertito di non essere pronto a discutere di "movimenti secondari" dei migranti nell'Ue senza prima aver affrontato l'emergenza degli sbarchi in Italia. Ed è forte l'irritazione di Roma per la bozza della dichiarazione finale della riunione informale di domenica. Conte non sembra infatti disponibile ad andare a Bruxelles per ratificare un documento già preconfezionato che prevede sì "un forte impegno per ridurre il numero di arrivi illegali nell'Unione" (il che va bene a Roma) ma anche "la necessità di ridurre in modo significativo i movimenti secondari, evitando attraversamenti illegali delle frontiere interne tra Stati membri" con controlli alle stazioni di treni, bus e aeroporti. Una stretta caldeggiata dalla Merkel, che in questa partita si gioca la tenuta del governo a Berlino, ma che blinda i migranti nel Paese di primo approdo, ovvero l'Italia. Il ministro dell'Interno Matteo Salvini, che oggi si è visto col vicepremier austriaco Heinz Christian Strache, non a caso si è scagliato contro lo 'strapotere' di Germania e Francia che "dettano legge" in Europa. Il responsabile del Viminale vorrebbe piuttosto "un'alleanza di volenterosi" con Vienna "per proteggere l'Europa da chi vuole entrare".
Intanto emerge un retroscena su nuove tensioni tra Juncker e Tusk. Merkel avrebbe infatti prima chiesto al presidente del Consiglio europeo di convocare il vertice preparatorio a Bruxelles, e solo dopo il rifiuto di Tusk si è rivolta al presidente della Commissione. In una conferenza stampa col premier francese Eduard Philippe, proprio Juncker è sbottato: "Non amo l'idea di presiedere una riunione tra Stati, ma se qualcuno si rifiuta di farlo, bisogna che ci sia chi si presta a svolgere questo ruolo fondamentale". Laconico invece, un portavoce del presidente del Consiglio europeo ha avvertito: "Tusk non organizza mini-summit e continua a preparare il vertice con tutti gli Stati membri".
Infine, per cercare di ricomporre le distanze prima del vertice, anche il premier lussemburghese Xavier Bettel ha convocato una riunione informale dei leader e dei commissari liberali, al castello di Senningen, il 27 giugno. L'ultima possibilità per evitare il grande scontro da cui l'Europa uscirebbe definitivamente con le ossa rotte.

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