"Stiamo discutendo della possibilità di mantenere un mandato della missione Sophia - ha specificato il ministro -, vedendo in che misura la questione degli sbarchi può essere risolta". Il problema posto dall'Italia a livello europeo è infatti quello che alla missione si applicano le regole d'ingaggio della missione Triton, che indicano nei porti italiani la destinazione di sbarco per gli eventuali migranti salvati in mare. Regole, sottolinea Moavero, che "andrebbero cambiate", sebbene la missione non si occupi in linea principale di soccorso in mare, bensì di addestramento delle guardie costiere e lotta ai trafficanti. Gli accordi di rimpatrio dei migranti non in possesso dei requisiti per ottenere l'asilo "devono essere fatti a livello Ue anche perché l'Ue prevede fondi di intervento a sostegno dei Paesi di partenza e di transito e questi fondi potrebbero essere condizionati al funzionamento del sistema dei rimpatri", ha proseguito il ministro.
Moavero ha anche insistito sulla necessità di creare corridoi umanitari gestiti a livello comunitario già nei luoghi d'origine dei flussi migratori. "Sarebbe importantissimo - ha sottolineato - creare già nei Paesi limitrofi appositi uffici dell'Ue che possano riconoscere in loco lo status di rifugiato. Questo sarebbe un sistema per sottrarre ai trafficanti persone che hanno veramente diritto d'asilo". Il ministro ha poi ricordato che l'Italia, a fronte delle insufficienze del regolamento di Dublino sull'asilo, ha proposto sui tavoli Ue "una sorta di pre-distribuzione dei migranti tra gli Stati", attraverso la quale "in caso di flusso massiccio le persone che sbarcano vengano immediatamente distribuite tra i Paesi e ciascuno, su numeri più piccoli, possa effettuare le verifiche". Ma su questo "non c'è consenso e di conseguenza il meccanismo rimane quello che conosciamo". La proposta italiana, ha aggiunto, "anche se condivisa da altri Paesi Ue in termini di principio, finisce col bloccarsi quando si va sui termini operativi".(ANSAmed).