(ANSAmed) - SARAJEVO, 14 GEN - In Bosnia-Erzegovina non si
intravede una soluzione della crisi dei migranti, con circa
2.500 profughi, secondo Amnesty International, che nel nordovest
del Paese restano in condizioni estremamente precarie vagando
all'aperto al gelo e nella neve. Ne hanno discusso ieri a Bihac,
nel Cantone Una-Sana al confine con la Croazia, il capo della
rappresentanza Ue in Bosnia-Erzegovina Johann Sattler e le
ambasciatrici di Germania e Austria. I diplomatici, accompagnati
dal ministro della sicurezza bosniaco Selmo Cikotic, hanno poi
visitato il vicino campo di Lipa, distrutto da un incendio il 23
dicembre, e sul cui territorio l'Esercito bosniaco ha realizzato
una tendopoli nella quale sono stati sistemati i 750 migranti
evacuati dopo l'incendio e che erano rimasti senza riparo.
Nonostante la neve e le temperature sotto zero, a Lipa sono in corso i preparativi in vista dell'inizio dei lavori di ristrutturazione del campo, che diventerà un centro di accoglienza stabile e adatto alle condizioni invernali.
Per il ministro Cikotic, ora è cruciale creare le modalità di gestione della crisi, con un meccanismo pianificato e organizzato su tutto il territorio del Paese, cosa che non sarà facile. Quello dei migranti però, ha detto il ministro, non è solo un problema umanitario e di sicurezza, ma sta già assumendo le dimensioni di una grave crisi politica.
Il messaggio odierno dei rappresentanti dell'Ue è che si devono prendere cura dei migranti non solo i Paesi membri dell'Unione ma anche quelli che aspirano a farne parte, con chiaro riferimento alle due entità che compongono la Bosnia-Erzegovina - la Federazione croato-musulmana (Bh) e la Republika Srpska (Rs).
Il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik, in un recente colloquio telefonico con l'Alto rappresentante Ue Josep Borrell,ha ribadito che la Rs non intende accogliere in nessun caso migranti e profughi sul suo territorio, mentre anche le autorità dei cantoni dell'Erzegovina occidentale, a maggioranza croato-bosniaca, evitano in vari modi di accogliere migranti.
(ANSAmed).
Nonostante la neve e le temperature sotto zero, a Lipa sono in corso i preparativi in vista dell'inizio dei lavori di ristrutturazione del campo, che diventerà un centro di accoglienza stabile e adatto alle condizioni invernali.
Per il ministro Cikotic, ora è cruciale creare le modalità di gestione della crisi, con un meccanismo pianificato e organizzato su tutto il territorio del Paese, cosa che non sarà facile. Quello dei migranti però, ha detto il ministro, non è solo un problema umanitario e di sicurezza, ma sta già assumendo le dimensioni di una grave crisi politica.
Il messaggio odierno dei rappresentanti dell'Ue è che si devono prendere cura dei migranti non solo i Paesi membri dell'Unione ma anche quelli che aspirano a farne parte, con chiaro riferimento alle due entità che compongono la Bosnia-Erzegovina - la Federazione croato-musulmana (Bh) e la Republika Srpska (Rs).
Il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik, in un recente colloquio telefonico con l'Alto rappresentante Ue Josep Borrell,ha ribadito che la Rs non intende accogliere in nessun caso migranti e profughi sul suo territorio, mentre anche le autorità dei cantoni dell'Erzegovina occidentale, a maggioranza croato-bosniaca, evitano in vari modi di accogliere migranti.
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