Lo scrive il dissidente turco Fetullah Gulen, in un lungo intervento sul giornale francese Le Monde, impegnandosi a rientrare in Turchia e scontare la sua pena se dovesse essere riconosciuto colpevole.
"Lancio un appello al potere turco e gli prometto una collaborazione totale - afferma Gulen - Chiedo che una commissione internazionale indipendente conduca le indagini su questo tentativo di golpe. Se un decimo delle accuse dirette contro di me saranno confermate, mi impegno a tornare in Turchia e a subire la pena più grave". Ma, spiega, "dall'ottobre 2014, il sistema giudiziario è sotto la tutela del potere. La probabilità di ottenere un processo equo è dunque quasi nulla".
E bacchetta "il potere" in Turchia per aver deciso di "incriminare e punire collettivamente migliaia di simpatizzanti di Hizmet", il partito da lui guidato. Gulen torna inoltre a difendersi dall'accusa di essere stato l'ispiratore del mancato golpe, respingendo "categoricamente" le accuse e rimarcando che "la celerità con cui il colpevole è stato annunciato, mentre nessun dettaglio e nessuna motivazione erano state trovate, suscita interrogativi". "Al contrario - aggiunge Gulen - se dei militari che si dicono simpatizzanti di Hizmet sono stati parte di questa congiura, lo dico senza scrupoli, sono dei felloni che hanno scosso l'unità e l'integrità del Paese, degli individui che hanno tradito il mio ideale e hanno fatto centinaia di migliaia di vittime". Ma questo non può essere una ragione per condannare l'intero movimento, argomenta. (ANSAmed).