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Siria: Trump non si ferma, dopo i raid le sanzioni a Mosca

Macron, 'l'ho convinto a rimanere a lungo nel Paese'

16 aprile, 10:22

Trump US Syria Trump US Syria

(di Ugo Caltagirone)

NEW YORK - Dopo i missili sulla Siria Donald Trump non si ferma, ed è pronto a varare nuove sanzioni contro la Russia, ritenuta "complice" del regime di Assad anche nell'uso delle armi chimiche. Una mossa destinata ad inasprire ancor di più i rapporti tra Washington e Mosca, mai caduti così in basso da decenni. Si rafforza invece l'asse Mosca-Teheran, con una telefonata tra Vladimir Putin e il presidente iraniano Hassan Rohani in cui si parla di rischio caos per i raid Usa definiti "illegali". Un'apertura a Russia e Iran arriva però da Emmanuel Macron, che lancia un appello al dialogo "per costruire una soluzione duratura per la Siria". E il presidente francese svela come abbia convinto Donald Trump "a rimanere a lungo" nel Paese mediorientale: "Dieci giorni fa il presidente americano ha detto che gli Stati Uniti intendevano disimpegnarsi dalla Siria. Noi - ha spiegato Macron in un'intervista tv - l'abbiamo convinto che era necessario rimanere. L'abbiamo anche convinto che bisognava limitare gli attacchi con armi chimiche, mentre c'era un'escalation tramite una serie di tweet che non vi saranno sfuggiti...".
Il numero uno del Pentagono, il generale James Mattis, lo aveva detto chiaramente giorni fa davanti al Congresso: le opzioni per rispondere all'attacco chimico di Duma messe sul tavolo dello Studio Ovale sono tante e non solo militari, ma anche di tipo diplomatico ed economico. Ed ecco puntuali le nuove misure anticipate dall'ambasciatrice Usa all'Onu Nikki Haley in un'intervista alla Abc e che dovrebbero essere annunciate ufficialmente presto dal segretario al Tesoro Steve Mnuchin. Sanzioni, ha spiegato Haley, che andranno a colpire direttamente le società russe che hanno aiutato il governo siriano a realizzare e a dispiegare armi chimiche, fornendo anche attrezzature, tecnologie ed equipaggiamenti. Nel mirino dovrebbero esserci anche una serie di entità che a vario titolo hanno o hanno avuto a che fare con il programma di armi chimiche di Damasco.
La reazione di Mosca non si è fatta attendere: "Gli Usa vogliono punire la Russia per il semplice fatto di essere un attore globale", e per questo stanno varando altre sanzioni che "non hanno alcun collegamento con la realtà", ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova in un'intervista sul primo canale della tv russa. Il tutto mentre il Parlamento di Mosca si appresta a varare a sua volta delle contro-sanzioni verso gli Stati Uniti, limitando le importazioni dagli Usa di alcol, tabacco, generi alimentari e vari prodotti agricoli.
Intanto, mentre Assad ricevendo una delegazione di politici russi irride l'Occidente sottolineando che i raid non avranno altro effetto che "unire la Siria", prosegue il braccio di ferro all'Onu, dove è pronta una nuova bozza di risoluzione preparata da Stati Uniti, Francia e Regno Unito. Il testo, che sarà presentato nelle prossime ore in Consiglio di sicurezza, prevede innanzitutto l'avvio di un'indagine indipendente sull'attacco di Duma, con gli ispettori dell'Opac che avranno 30 giorni di tempo per fare rapporto e segnalare se Damasco ha davvero detto la verità sul suo arsenale chimico. Sul fronte umanitario poi si chiede la possibilità di evacuare le popolazioni colpite dalla guerra civile per motivi sanitari e passaggi sicuri per i convogli di aiuti che dovranno essere autorizzati a raggiungere tutte le aree. La bozza domanda anche che venga finalmente attuata la risoluzione sul cessate il fuoco adottata a febbraio, e al governo di Assad di impegnarsi in colloqui di pace sotto l'egida delle Nazioni Unite "costruttivamente, in buona fede e senza precondizioni". Ma non è chiaro quando potrebbe arrivare al voto: secondo quanto riferito da fonti diplomatiche del Palazzo di Vetro, gli alleati sono pronti a dare tempo alle trattative per tentare di ottenere il via libera della Russia.
Dall'inizio del conflitto in Siria, infatti, Mosca ha usato il diritto di veto 12 volte, sei delle quali su risoluzioni inerenti le armi chimiche, paralizzando di fatto l'azione del Consiglio. 

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