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Vita di stenti per i profughi siriani in Giordania

Famiglie scampate alla guerra raccontano le loro storie

02 agosto, 19:18

(di Mohammad Ben Hussein) (ANSAmed) - MAFRAQ (GIORDANIA), 2 AGOSTO - Nel campo desolato di Zaatari nella Giordania settentrionale, in mezzo alle tempeste di sabbia e alle temperature bollenti, i profughi siriani scampati ai bombardamenti e ai tiratori scelti aspettano ansiosamente notizie dal loro Paese.

L'accampamento, che occupa 300 km2 e può ospitare fino a 9.000 persone, si annida nel deserto inospitale a nord della città di Mafraq. I residenti si lamentano della mancanza di elettricità e sanità, di scuole, cibo e altre necessità basiche.

Abu Ahmed, scampato ai bombardamenti nella sua città natale di Harak, dove sono morti a dozzine, ha raggiunto la Giordania la settimana scorsa. "Mi aspettavo un trattamento dignitoso, ma fino adesso ci hanno trattato male. L'ONU ci ha promesso che avrebbero migliorato le nostre condizioni, ma non vediamo miglioramenti,'' dice Ahmed, padre di cinque bambine e due bambini.

"Viviamo in mezzo al nulla. Se qualcuno si ammala o sta per morire, dobbiamo fare 40 km per trovare un medico," dice Kamel, un ex attivista di Homs, la città ribelle che è stata una spina nel fianco di Assad dall'inizio della rivolta, 17 mesi fa.

Malgrado gli stenti, e con l'aiuto della popolazione locale che ha donato giochi per i bambini, il campo assume le sembianze di una casa vera e propria. Si sono eretti dei pali dell'elettricità, e presto comincerà a funzionare un ospedale da campo italiano. Adesso si trova a Mafraq in attesa di completare l'aspetto logistico, ma sarà poi trasportato al campo profughi, hanno fatto sapere fonti dell'ambasciata italiana.

All'inizio della crisi, la Giordania aveva preferito mescolare i profughi siriani alla popolazione generale, ma con i loro numeri in aumento e l'arrivo dei fondi internazionali, ha deciso di aprire il primo campo una settimana fa.

Potrebbero arrivare a venti, secondo fonti del governo giordano, che però si lamentano della mancanza di fondi internazionali per far fronte all'emergenza, mentre l'Alto Commissariato per i Profughi dell'ONU continua a lanciare appelli per le donazioni.

Intanto, le truppe governative siriane sparano sui profughi che cercano di scappare oltre il confine evitando i posti di frontiera ufficiali. L'ultimo episodio si è verificato nella mattina di giovedì, quando, malgrado la copertura delle truppe giordane, le forze siriane hanno aperto il fuoco su un gruppo di 140 persone, ferendo quattro profughi siriani e un attivista giordano.

"Eravamo circa 140-150 persone. Abbiamo tentato di varcare il confine legalmente, ma non ci hanno fatto passare,'' dice Mohammad, profugo di Deraa. "A Deraa non rilasciano I passaporti, e al confine non lasciano passare la gente. Dovevamo attraversare la rete, non avevamo altra scelta. L'esercito ci ha sparato addosso e l'Esercito Libero (i ribelli siriani) ci ha protetto.'' L'attacco ai profughi è il secondo in meno di una settimana. Un bambino siriano di 8 anni è stato ucciso da un proiettile mentre cercava di varcare il confine la Giordania assieme alla famiglia.

Secondo le autorità giordane sono circa 142,000 i siriani arrivati dall'inizio della ribellione, ma non tutti sono classificati come profughi, fanno sapere fonti diplomatiche.

Intanto i profughi stessi dicono che i loro numeri sono destinati ad aumentare con il livello di violenza nel loro Paese, dilaniato dalla guerra. (ANSAmed).

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