(di Mohammad Ben Hussein) (ANSAmed) - MAAN (SUD GIORDANIA), 25 LUGLIO - Rabbia a frustrazione erano palpabili al funerale di una donna giordana di 40 anni, morta in conseguenza delle ferite riportate durante una operazione di polizia il mese scorso nella cittadina di Maan, nel sud del paese.
Sotto il sole cocente di questa cittadina nel deserto, il presidente del Parlamento guidava una delegazione di autorità alla cerimonia nel tentativo di alleviare le forti tensioni tra governo e tribù locali.
Non si è sentito neppure uno slogan anti-governativo nel corso della breve funzione, ma i parenti della vittima e gli abitanti della cittadina avevano già ripetutamente espresso il loro dissenso nei confronti del governo centrale. Centinaia di persone si erano scontrate con la polizia. I dimostranti avevano bruciato edifici pubblici e bloccato strade dopo l'attacco alla casa della vittima, che ne ha poi provocato la morte. Anche il marito della donna era stato ucciso.
''Oggi seppelliamo nostra figlia, ma siamo determinati nel portare i responsabili di fronte alla giustizia'', ha detto all'ANSA Ahmed, un membro della tribù Darweesh della vittima.
''Non abbiamo dimenticato, e non abbiamo certamente perdonato i suoi assassini''.
L'attacco a edifici governativi nelle scorse settimane non è stato un caso isolato. I frequenti scontri con le forze di sicurezza sono stati spesso causati dai violenti metodi usati dalla polizia contro i residenti.
Attivisti locali hanno recentemente caricato sui loro profili social un video che mostra agenti di polizia che torturano due uomini per strada, trascinandone poi i corpi. Questo episodio è stato seguito da numerose proteste.
''A Maan si violano i diritti umani. La crisi in città è creata dalle autorità, non è un problema che riguarda persone ricercate dalla giustizia'', dice un leader della comunità locale, Mohammad Abu Saleh.
La vittima era deceduta nel corso del mese in un ospedale locale in conseguenza delle ferite riportate durante l'operazione di polizia. I parenti però si erano rifiutati sinora di prenderne il corpo, promettendo di vendicarla prima del funerale. Ma dopo negoziazioni mediate dal presidente del parlamento Atef Tarawneh, i parenti hanno accettato con riluttanza di organizzare il funerale e darle sepoltura.
Fonti di sicurezza hanno riferito all'ANSA che gli incidenti verificatisi a Maan sono stati ''una sfortuna'' e che le forze dell'ordine stanno ''cercando solo di applicare la legge con equità''.
L'attacco alla casa della vittima era parte di un'operazione di sicurezza per arrestare persone ricercate dalla polizia in inchieste non di natura politica. Otto uomini erano morti nel corso dell'operazione. Il corpo di una delle vittime si trova ancora all'obitorio, dopo due mesi, in quanto la famiglia si rifiuta di ritirarlo, secondo testimonianza locali.
Maan è una delle principali città della Giordania meridionale e una delle più povere. La disoccupazione è del 30% e nessuna politica è stata messa in atto per migliorarne la situazione.
La cittadina è anche diventata nota per l'alto numero di jihadisti che entrano a far parte di gruppi quali Jabhat al Nusra e lo Stato Islamico in Siria. Questo mese, un gruppo di uomini ha dimostrato in favore dello Stato Islamico, un episodio che ha sollevato preoccupazione in quanto ritenuto un segnale del crescente estremismo locale.
Il governo è stato fortemente criticato per i metodi impiegati contro i residenti. Almeno otto persone sono state uccise a colpi di arma da fuoco dalla polizia negli ultimi due mesi e centinaia sono stati arrestati.
''Sono circa 45,000 i ricercati dalla polizia nel Regno, e solo 29 a Maan, ma le operazioni di sicurezza si tengono solo nella nostra cittadina. Persone innocenti sono state uccise'', dice Abu Saleh. ''Il governo ritiene ancora di vivere al tempo della legge marziale, risolvendo i problemi solo con la violenza''. (ANSAmed).