Del vertice non sono trapelati dettagli, tuttavia, si legge nel comunicato diffuso dall'agenzia di stampa saudita Spa, "i ministri concordano sulla necessita' di lavorare seriamente per gestire crisi e pericoli e garantire sicurezza e stabilita'".
Il Qatar, contro il quale e' stato piu' volte alzato il dito regionale ed internazionale per il presunto sostegno fornito all'Isis, ha veemente negato di finanziare l'organizzazione ed ha rivendicato il ruolo nella liberazione di Theo Curtis, ostaggio per 22 mesi del Fronte Al-Nusrah.
"Il Qatar non sostiene gruppi estremisti, Isis compreso, in nessun modo, " ha dichiarato il ministro degli esteri Khalid bin Mohammad Al Attiyah, sottolineando che l'emirato "e' inorridito dalle loro idee, dai loro metodi violenti e dalle loro ambizioni," e che" le ideologie dei gruppi estremisti regionali non sono mai state appoggiate dal Qatar e mai lo saranno. Doha, tuttavia, con il sostegno al governo Mursi - e pertanto ai Fratelli Musulmani - nell'Egitto dell'immediato post-Mubarak, e con le sue politiche lassiste nei confronti di esponenti islamisti radicali nel proprio territorio, e' stata causa e protagonista della piu' grave crisi all'interno del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Ccg), con conseguente ritiro degli ambasciatori di Arabia Saudita, Eau e Bahrein, da Doha. Una spaccatura non ancora sanata del tutto.
I Fratelli Musulmani, organizzazione illegale nei tre paesi, e' invece regolare partito politico rappresentato in Parlamento, in Giordania. Il Regno Hashemita, non attuale membro del Ccg ma in attesa di entrare a far parte dell'unione delle sorelle petrolifere, era presente al vertice come paese particolarmente vulnerabile alla minaccia fondamentalista.
Dopo l'avanzata dell'Isis nelle regioni del nord iracheno e della parte orientale della Siria, Amman e' serimante preoccupata dall'eventualita' di un trapasso dei confini all'interno della Giordania.
A preoccupare non e' solo la possibilita' militare ma anche la potenzialita' di attecchimento dell'ideologia del Califfato in un paese indebolito dalla poverta' e dalla mancanza di opportunita': uno scenario davanti al quale non si vuole trovare re Abdallah di Giordania che gia' la settimana scorsa ha istruito il governo a trasferire tutta la logistica, l'amministrazione e le missioni di carattere non prettamente militare del ministero della difesa ad altri dicasteri in modo da lasciare le forze di sicurezza ai soli compiti di garantire la difesa nazionale.(ANSAmed).