Il 27 ottobre scorso il premier Benyamin Netanyahu diede il suo assenso ad un piano complessivo di 1.060 case da costruire tra Ramat Shlomo e Har Homa, entrambi oltre la Linea Verde del 1967. La costruzione comporterebbe - secondo quanto reso noto allora - l'estensione dell'area dove sono situati i due abitati, area a maggioranza araba e rivendicata dai palestinesi.
La notizia giunge nel giorno in cui si apprende che 106 tra generali, ex direttori del Mossad e funzionari di polizia, tutti in pensione, hanno sottoscritto una lettera in cui chiedono al premier Benyamin Netanyahu di cominciare ''un'iniziativa diplomatica'' per un accordo di pace regionale con i palestinesi. Secondo la lettera - citata da Canale 2 della tv - Israele ha forza e mezzi per raggiungere un accordo con la soluzione a due Stati senza ''rischi per la sicurezza''. Intesa finora non raggiunta a causa ''della debole leadership''.
"Siamo sulla china verso una società sempre più polarizzata e in declino morale, dovuta alla necessità di tenere milioni di persone - ha spiegato uno dei firmatari il maggiore generale della riserva Eyal Ben-Reuven - sotto occupazione con l'affermazione di problemi legati alla sicurezza". "Non ho dubbi che il primo ministro cerchi - ha aggiunto - il benessere di Israele, ma penso che soffra di una sorta di cecità politica che conduce lui e noi alla paura".
Sempre oggi si è appreso che il Netanyahu e il re di Giordania Abdallah si sarebbero incontrati sabato scorso in segreto ad Amman per discutere la situazione della Spianata delle Moschee. Lo riporta Al Jarida, giornale del Kuwait che cita fonti giordane, ripreso dai media israeliani. Nell'incontro Netanyahu si sarebbe impegnato a chiudere temporaneamente nei prossimi giorni il sito alle visite degli ebrei e ad aumentare il coordinamento con la Waqf, l'istituzione religiosa islamica che ha cura della Spianata.
Ma ha innescato un'aspra reazione di Netanyahu un messaggio di cordoglio inviato dal presidente dell'Anp Abu Mazen alla famiglia di un militante della Jihad islamica, che questa settimana (secondo Israele) ha attentato a Gerusalemme alla vita di un rabbino, ed e' stato poi ucciso da una unita' della polizia. La vittima dell'attacco - il rabbino Yehuda Glick, leader di un gruppo di estrema destra - versa in condizioni gravi. La famiglia del militante palestinese Muataz Hijazi ha ricevuto una lettera in cui Abu Mazen denuncia ''la sua eliminazione criminale da parte delle bande della morte e del terrorismo dell' odiato esercito di occupazione'' e ribadisce che il giovane e' ''un martire caduto nella difesa dei diritti del nostro popolo''. In un comunicato Netanyahu replica invece che l'ucciso ''ha cercato di compiere un crimine odioso''. Infine, il Patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal si dice preoccupato per le politiche di insediamento a Gerusalemme est giudicandole "illegali", e lancia un appello per un "rapido ritorno alla calma". Riferendosi al recente conflitto a Gaza, Twal constata che continuano ancora "gli omicidi codardi di israeliani e palestinesi". "La perdita di queste vite - prosegue - e' una risposta e un fattore di giustificazione per le nuove politiche di insediamento di Gerusalemme Est. Queste azioni illegali e pericolose per la città e i suoi dintorni sono una minaccia su larga scala e spingono alla radicalizzazione di molti individui". (ANSAmed).