Ali è solo uno dei numerosi rifugiati siriani in Giordania che sono stati rimpatriati con la forza in aree ancora coinvolte nella guerra e costretti a unirsi a gruppi armati per sopravvivere. La denuncia viene da Mixed Migration Platform (Mmp), un portale Internet basato in Giordania e che lavora con fondi svizzeri, britannici, danesi e di altri paesi europei per sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni nazionali sui temi dell'immigrazione. Secondo le notizie raccolte da Mmp e da ANSAmed, confermate da organizzazioni umanitarie internazionali e locali, tra i siriani rimpatriati con la forza nel sud della Siria ci sono molti minorenni, separati dai genitori senza il consenso dei loro familiari che ne denunciano la scomparsa. Il fenomeno era già stato denunciato da Human Rights Watch, organizzazione umanitaria internazionale, nel 2014. La Giordania, che secondo l'Onu ospita dal 2011 circa 660mila rifugiati siriani, partecipa ai negoziati di Astana, in Kazakhstan, sponsorizzati dalla Russia, per la creazione di zone di de-escalation nella Siria occidentale. Su una di queste aree, quella a sud al confine proprio col regno hascemita, le autorità giordane esercitano influenza diretta sui gruppi armati locali anti-governativi. I siriani rimpatriati con forza finiscono spesso nelle mani di queste milizie armate che operano nel sud della Siria, secondo le storie raccolte da ANSAmed ad Amman. La 'colpa' del giovane Ali, finito a combattere in Siria è stata - secondo lui - di aver lasciato il campo di Zaatari per cercare un impiego. Raggiunto telefonicamente, Ali racconta di esser stato preso a un posto di blocco della polizia mentre era in un pulmino diretto al Mar Morto. Spedito con forza al confine nord con la Siria, Ali racconta di esser stato consegnato a una milizia siriana locale che ha contatti con le autorità giordane.
Interpellati da ANSAmed, i portavoce del ministero degli interni giordano non hanno voluto rilasciare commenti, così come altre istituzioni governative del regno hascemita non si sono mostrate disponibili a rispondere alle domande sulla vicenda.
Media giordani filo-governativi affermano che queste misure sono prese per "proteggere la sicurezza nazionale". Tra le persone trasferite a forza nella Siria in guerra ci sono anche palestinesi nati e cresciuti in Siria. Ancor più allarmante, come sottolinea Mmp, è il fenomeno di minori che vengono deportati in Siria senza che i genitori ne siano a conoscenza. Si parla di "separazione forzata", e questo rende quasi impossibile il ricongiungimento familiare. Tra le ragioni che, secondo le fonti, vengono addotte a giustificazione di queste misure c'è "l'uscita dal campo profughi senza permessi validi". Su questo, Abdel Karim Shreide, presidente della branca giordana dell'Organizzazione araba per i diritti umani, conferma che le autorità di Amman "periodicamente rimpatriano i rifugiati (siriani), a volte senza alcuna base legale". (ANSAmed).