AMMAN - L'archeologo italiano Guido Vannini dell'Università di Firenze sta lavorando a un progetto nelle vicinanze della città antica di Petra per studiare gli incroci tra le culture del passato nella regione meridionale del Mediterraneo. Il lavoro si svolge a vicino alla città di Shoback con il suo celebre castello islamico che è stato testimone dell'ascesa e del declino della cultura islamica.
Vannini, che ha cominciato a guidare una missione archeologica a Petra dal 1986, sta studiando l'insediamento dei crociati nella Giordania tra il XII e il XIII secolo, dimostrando che le origini medievali rappresentano una parte significativa della cultura giordana: "La ricostruzione di un insospettato insediamento crociato - ha detto al Jordan Times - il classico 'incastellamento' feudale dell'intera valle di Petra si concentra su castelli di Wu'ayra and Al Habis, ma non solo".
Vannini afferma che a Shobak i ricercatori hanno scoperto delle strutture del palazzo principesco di Crac de Montréal, costruito da Baldovino I che era su basato su un insediamento fortificato Romano-Bizantino. La scoperta di una nuovo e inattesa città islamica, Shobak, appunto, ha fatto aumentare l'importanza della capitale regionale di Ayyubid che, spiega Vannini, "aveva anche una vera e propria struttura produttiva che potrebbe essere definita industriale di tessuti, sapone e zucchero, scoperta all'esterno dell'area del castello. Il nuovo obiettivo della missione è ora di scoprire la scomparsa di questa importante e ricca città che viveva fiorente almeno fino al XIV secolo".
Shobak visse infatti un declino che lo portò ad essere un villaggio, e potrebbe essere la raffigurazione storica dell'eclisse e della crisi della società araba medievale, oscurata dall'egemonia ottomana. Secondo Vannini, gli archeologi che lavorano in Medio Oriente sono una sorta di mediatori tra le culture del passato e del presente e, allo stesso tempo, tra la cultura europea e i Paesi in cui svolgo le ricerche.