Diversi osservatori politici ad Atene concordano sul fatto che l'impresa di far eleggere il proprio candidato come nuovo capo dello Stato è per il governo piuttosto difficile se non impossibile. In base alle posizioni assunte sinora dai parlamentari, tutti quelli dell'opposizione più la maggioranza di quelli indipendenti hanno dichiarato che non voteranno per il nuovo presidente indipendentemente dal nome del candidato. In base ai calcoli, la candidatura di Dimas potrebbe raggiungere i 155 voti di coloro che giorni fa hanno detto “sì” al bilancio dello Stato più, forse, altri nove che sono contrari alle elezioni anticipate: in tutto 164. Mancano ancora 16 voti che, con ogni probabilità, non si troveranno anche se il premier continua ad assicurare che sarà l'attuale Parlamento ad eleggere il nuovo presidente. Circa la “convinzione” di certi ambienti politici e di media greci ed internazionali sulla vittoria di Syriza nelle ormai quasi scontate prossime elezioni anticipate, occorre notare che i numeri non tornano. Infatti, in quasi tutti i sondaggi condotti in questi ultimi mesi, Syriza raggiunge a malapena la quota di preferenze ottenuta nelle europee dello scorso maggio (il 26.5% dei voti contro il 22.7% di Nea Dimokratia) che era già inferiore a quella delle politiche del giugno 2012 (26.89% contro il 29.66% di Nea Dimokratia). Ciò significa che il partito di Tsipras è ancora ben lontano da una vittoria così ampia da permettergli di formare un governo monocolore e attuare il proprio programma. A questo punto, visto che non intende collaborare con Nea Dimokratia né con il Pasok, per formare un governo di coalizione non gli resterebbe che trovare alleati tra i partiti minori dell'opposizione. Tra questi, il Partito Comunista di Grecia (Kke, che in base agli ultimi sondaggi otterrebbe circa il 6% dei voti) ha più volte dichiarato che non andrà mai al governo con Syriza. Restano il partito dei Greci Indipendenti (destra) e quello di Sinistra Democratica, entrambi i quali - sempre secondo i sondaggi - rischiano di non superare la soglia del 3% e di restare fuori dal Parlamento. Escluso il partito filo-nazista Chrysi Avghì (Alba Dorata, che per i sondaggi riscuote il 6.1% delle preferenze di voto), Syriza potrebbe trovare un alleato nel partito To Potami (Il Fiume), la nuova formazione di centro-sinistra che i sondaggi danno intorno al 6%, ma sinora il suo leader Stavros Theodorakis non ha dato segnali in questa direzione. (ANSAmed).
Grecia: Syriza "pronta a vincere", ma sarà vittoria di Pirro
Potrà essere primo partito, ma non avrà i numeri per governare
Diversi osservatori politici ad Atene concordano sul fatto che l'impresa di far eleggere il proprio candidato come nuovo capo dello Stato è per il governo piuttosto difficile se non impossibile. In base alle posizioni assunte sinora dai parlamentari, tutti quelli dell'opposizione più la maggioranza di quelli indipendenti hanno dichiarato che non voteranno per il nuovo presidente indipendentemente dal nome del candidato. In base ai calcoli, la candidatura di Dimas potrebbe raggiungere i 155 voti di coloro che giorni fa hanno detto “sì” al bilancio dello Stato più, forse, altri nove che sono contrari alle elezioni anticipate: in tutto 164. Mancano ancora 16 voti che, con ogni probabilità, non si troveranno anche se il premier continua ad assicurare che sarà l'attuale Parlamento ad eleggere il nuovo presidente. Circa la “convinzione” di certi ambienti politici e di media greci ed internazionali sulla vittoria di Syriza nelle ormai quasi scontate prossime elezioni anticipate, occorre notare che i numeri non tornano. Infatti, in quasi tutti i sondaggi condotti in questi ultimi mesi, Syriza raggiunge a malapena la quota di preferenze ottenuta nelle europee dello scorso maggio (il 26.5% dei voti contro il 22.7% di Nea Dimokratia) che era già inferiore a quella delle politiche del giugno 2012 (26.89% contro il 29.66% di Nea Dimokratia). Ciò significa che il partito di Tsipras è ancora ben lontano da una vittoria così ampia da permettergli di formare un governo monocolore e attuare il proprio programma. A questo punto, visto che non intende collaborare con Nea Dimokratia né con il Pasok, per formare un governo di coalizione non gli resterebbe che trovare alleati tra i partiti minori dell'opposizione. Tra questi, il Partito Comunista di Grecia (Kke, che in base agli ultimi sondaggi otterrebbe circa il 6% dei voti) ha più volte dichiarato che non andrà mai al governo con Syriza. Restano il partito dei Greci Indipendenti (destra) e quello di Sinistra Democratica, entrambi i quali - sempre secondo i sondaggi - rischiano di non superare la soglia del 3% e di restare fuori dal Parlamento. Escluso il partito filo-nazista Chrysi Avghì (Alba Dorata, che per i sondaggi riscuote il 6.1% delle preferenze di voto), Syriza potrebbe trovare un alleato nel partito To Potami (Il Fiume), la nuova formazione di centro-sinistra che i sondaggi danno intorno al 6%, ma sinora il suo leader Stavros Theodorakis non ha dato segnali in questa direzione. (ANSAmed).