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Crisi: Grecia; Natale, la gente si rifugia nelle tradizioni

Per superare la diffusa atmosfera di rabbia e tristezza

22 dicembre, 13:39

Fedeli greco- ortodossi accendono lumi di preghiera Fedeli greco- ortodossi accendono lumi di preghiera

(di Demetrio Manolitsakis) (ANSAmed) - ATENE - Mentre i cristiani di tutto il mondo si preparano a festeggiare il Natale e l'arrivo dell'anno nuovo, in Grecia si respira un'atmosfera di tristezza, di rabbia e di pessimismo.

Emblematici sono i titoli delle prime pagine di alcuni giornali di domenica: per To Vima (centro-sinistra) "La Grecia affonda nel fango e nella decadenza"; Rizospastis (organo ufficiale del Partito Comunista di Grecia) scrive che si vive tra "Marciume, intimidazioni e illusioni". Kathimerini (centro-destra) titola invece "Verso le elezioni in un clima malato"; per Ethnos (centro-sinistra) l'incertezza del Paese ricorda "Scene nella nebbia". Per Avghì (Alba, organo ufficiale di Syriza, il maggior partito d'opposizione) occorre una "Soluzione democratica contro la corruzione e gli intrighi". Ai greci di una certa età le condizioni socio-economiche di molta gente riportano alla memoria scene viste ai tempi della Seconda Guerra mondiale e dell'occupazione tedesca del Paese: disperazione e lotta quotidiana per la sopravvivenza. Eppure, nonostante la situazione, anche i greci - ciascuno secondo le proprie possibilità - si preparano a festeggiare la nascita di Gesù Cristo. Città e villaggi sono stati addobbati e la gente è pronta a rispolverare usi e costumi profondamente radicati nel tempo e nella tradizione per dimenticare almeno per qualche giorno i problemi quotidiani. Dalla vigilia di Natale sino all'alba dell'Epifania, un periodo di tempo noto come "Dodecaimero" (i Dodici Giorni), come scrive nel suo libro "Usanze di Natale" il docente di Tradizioni Popolari Dimitris Loukatos, ogni villaggio della Grecia riscopre usanze proprie ma che trovano riscontro anche in altre regioni magari con qualche piccola differenza. Fra le credenze più popolari c'è quella dei "Kalikanzari" (diavoletti) che, secondo la tradizione, durante il Dodecaimero diventano sovrani della notte e della campagna e sono gelosi della vita famigliare degli uomini. Essi si aggirano intorno alle case degli esseri umani e gioiscono quando riescono a infettare i loro alimenti o i loro vestiti. Nell'isola di Cefalonia i Kalikanzari si chiamano "paganà", vocabolo che secondo Loukatos non è estraneo al paganesimo e all'idolatria.

Qui la notte di Natale in tutte le case si accendeva il fuoco del Dodecaimero che doveva durare sino al giorno dell'Epifania, mentre con un pezzo di carbone si tracciava il segno della croce sulle porte e sulle imposte delle finestre per tenere i "paganà" fuori dalla casa.

Una delle tradizioni più comuni in tutta la Grecia è quella delle "Ta Kalanta" (le "calende", ovvero i primi giorni del mese). Sono filastrocche augurali di contenuto religioso cantate a Natale, a Capodanno e il 6 gennaio che annunciano la nascita di Gesù Cristo, l'arrivo dell'Anno nuovo e l'Epifania e hanno preso il nome dalle calende di gennaio, durante le quali amici e parenti si scambiavano visite e semplici regali che consistevano in miele, fichi secchi, datteri e piccole monete. "In un periodo in cui né i calendari né i giornali preannunciavano le Grandi Feste - scrive Loukatos - la gente aspettava le voci dei ragazzini che annunciavano il gioioso giorno intonando "Oggi nasce Gesù Cristo" (per il giorno del Natale), "Oggi arriva Agios Vassilios" (Babbo natale, a Capodanno) e "Oggi è il giorno della Luce" (per l'Epifania). Un'altra tradizione diffusa in diverse regioni del Paese è la preparazione del "Pane di Gesù" (Cristopsomo), un'espressione dell'arte popolare delle più importanti, secondo Loukatos, che concentra in sè tre elementi importanti per la sua valutazione folcloristica: la presenza continua ad ogni Natale, l'offerta che se ne fa e l'accurata tecnica di preparazione. In alcune regioni come sull'isola di Creta la preparazione del Pane di Gesù è un'operazione sacra e una tradizione puramente cristiana. Per la tavola natalizia il Pane di Gesù è un alimento benedetto che sosterrà la vita di tutta la famiglia nell'anno a venire. Per l'impasto di questa pane speciale si deve usare solo ottima farina e materie prime costose come acqua di rose, miele, sesamo, cannella e chiodi di garofano. Le donne della casa si siedono intorno al tavolo su cui hanno preparato l'impasto e intonano canti religiosi mentre aspettano che esso lieviti. Quando l'impasto è lievitato vi si fa un taglio a croce nel centro ed in esso viene inserita una noce che simboleggia la fertilità. Infine, la famiglia si siede a tavola e il capo famiglia, dopo aver benedetto il Pane di Gesù lo taglia in fette che distribuisce ai commensali come Cristo fece con gli apostoli a simboleggiare con questo gesto la Comunione. (ANSAmed).

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