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Grecia: sciopero generale, tutti contro riforma pensioni

Paese domani si ferma, Tsipras tra creditori e rabbia categorie

03 febbraio, 18:22

(di Patrizio Nissirio) (ANSAmed) - ROMA, 3 FEB - Si stringe sempre di più la strada di fronte ad Alexis Tsipras e alla sua riforma del sistema pensionistica, schiacciata tra le richieste dei creditori internazionali e la rabbia montante di una vasta parte della società greca, stanca di sacrifici e di questa crisi infinita.

Dopo scioperi e manifestazioni di settore (tra cui il blocco delle strade già attuato dagli agricoltori), domani i maggiori sindacati del settore pubblico e privato Adedy e Gsee hanno indetto uno sciopero generale che porterà il Paese alla paralisi. Fermi i trasporti pubblici urbani ed extraurbani, compresi i traghetti, mentre scioperano anche i giornalisti (ma fino a domattina, così da poter coprire le manifestazioni legate allo sciopero generale). In agitazione anche gli aderenti al sindacato dei Professionisti, artigiani e commercianti (Gsevee), mentre ha aderito alla protesta anche la Confederazione del Commercio e dell'Impresa (Esee). In piazza scenderanno anche avvocati, notai, camionisti, benzinai, medici e farmacisti. Gli addetti al trasporto marittimo scioperano invece per 48 ore, fino a sabato mattina. La previdenza greca è ormai al collasso, ben oltre il livello di sostenibilità. Solo per citare alcuni dati: un miliardo di deficit per la Ika (la previdenza dei lavoratori dipendenti), 540 milioni quello del fondo pensionistico dei liberi professionisti, 6 miliardi l'anno di omissione contributiva per il sistema previdenziale e pensionistico. Il tutto a fronte di un caos legislativo e organizzativo (ci sono 930 diversi regimi pensionistici nell'ambito dell'Ika) che fa sì che il 22% dei pensionati greci sia a rischio di povertà già oggi. Dal 2010 le pensioni sono già state tagliate 11 volte, per una riduzione media del 41%. La riforma Tsipras prevede un'unificazione dei sistemi e la loro razionalizzazione, ma anche maggiori contributi da parte di lavoratori dipendenti e liberi professionisti. Da qui la protesta: per i sindacati gli aumenti contributivi e l'aumento di altre tasse farà sì che alcune categorie verseranno il 75-80% dei loro incassi allo Stato.

Tra l'altro l'aumento dei contributi (dell'1,5%) non piace neanche ai rappresentanti dei creditori internazionali (Ue, Bce, Esm, Fmi), che preferiscono un taglio più massiccio delle pensioni (ma il premier ha detto e ripetuto che questo non accadrà) e più tasse per i redditi più alti. Tsipras cammina dunque su un sentiero stretto, con una maggioranza esile in Parlamento e la crisi dei migranti che assorbe energie politiche e risorse economiche. I prossimi giorni e settimane saranno decisivi per il suo esecutivo, e c'è chi a mezza voce già parla di voto anticipato. (ANSAmed).

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