Intanto si avvicina il momento della verità sulla reale tenuta dell'intesa Ue-Turchia e su Schengen. Il primo vero banco di prova dell'accordo tanto faticosamente costruito tra i 28 e Ankara sarà il 4 maggio, quando l'esecutivo Ue dovrà dare la sua valutazione sull'attuazione dei 72 criteri per l'esenzione dei visti per i cittadini turchi. Di fronte alla Mezzaluna che minaccia di far saltare il patto, la Commissione si mostra 'zen' e ripete: "Ognuno deve fare la sua parte". Ma "il costo di un mancato successo dell'intesa sarebbero molte Idomeni", ha messo in guardia il portavoce Margaritis Schinas. La pressione di Berlino sul dossier è fortissima. Angela Merkel è tornata nel Paese anatolico anche nel fine settimana e in queste ore una delegazione Ue di alto livello è in Turchia. La Grecia - che da oggi torna sotto esame per la gestione dei suoi confini esterni - è lo Stato membro che rischia di più. Entro mezzanotte Atene dovrà aver fatto arrivare a Bruxelles un documento in cui spiega come ha risolto le porosità dei suoi confini. Si tratta di uno degli ultimi passaggi dell'iter per decidere sull'eventuale attivazione della procedura straordinaria dell'articolo 26 del codice Schengen che permette ad uno o più Paesi di reintrodurre controlli alle frontiere interne all'area di libera circolazione per un massimo di due anni. Con Vienna e Berlino che esauriranno tutte le vie ordinarie del codice Schengen per mantenere i controlli ai confini interni rispettivamente il 13 e il 16 maggio, l'esito appare abbastanza scontato. C'è un'altissima probabilità che il 12 maggio la Commissione europea decida di salvare Schengen, evitando il caos, con l'isolamento della Grecia, che nei fatti è già avvenuto con la chiusura del corridoio dei Balcani occidentali. Ma se i flussi nel Mediterraneo centrale dovessero aumentare e la Francia decidesse di seguire la strada austriaca, anche l'Italia potrebbe trovarsi in seria difficoltà. (ANSAmed).
Hofer gela Italia e Ue, 'controlli Brennero inevitabili'
Linea dura anche del governo austriaco. Resa conti su Schengen
Intanto si avvicina il momento della verità sulla reale tenuta dell'intesa Ue-Turchia e su Schengen. Il primo vero banco di prova dell'accordo tanto faticosamente costruito tra i 28 e Ankara sarà il 4 maggio, quando l'esecutivo Ue dovrà dare la sua valutazione sull'attuazione dei 72 criteri per l'esenzione dei visti per i cittadini turchi. Di fronte alla Mezzaluna che minaccia di far saltare il patto, la Commissione si mostra 'zen' e ripete: "Ognuno deve fare la sua parte". Ma "il costo di un mancato successo dell'intesa sarebbero molte Idomeni", ha messo in guardia il portavoce Margaritis Schinas. La pressione di Berlino sul dossier è fortissima. Angela Merkel è tornata nel Paese anatolico anche nel fine settimana e in queste ore una delegazione Ue di alto livello è in Turchia. La Grecia - che da oggi torna sotto esame per la gestione dei suoi confini esterni - è lo Stato membro che rischia di più. Entro mezzanotte Atene dovrà aver fatto arrivare a Bruxelles un documento in cui spiega come ha risolto le porosità dei suoi confini. Si tratta di uno degli ultimi passaggi dell'iter per decidere sull'eventuale attivazione della procedura straordinaria dell'articolo 26 del codice Schengen che permette ad uno o più Paesi di reintrodurre controlli alle frontiere interne all'area di libera circolazione per un massimo di due anni. Con Vienna e Berlino che esauriranno tutte le vie ordinarie del codice Schengen per mantenere i controlli ai confini interni rispettivamente il 13 e il 16 maggio, l'esito appare abbastanza scontato. C'è un'altissima probabilità che il 12 maggio la Commissione europea decida di salvare Schengen, evitando il caos, con l'isolamento della Grecia, che nei fatti è già avvenuto con la chiusura del corridoio dei Balcani occidentali. Ma se i flussi nel Mediterraneo centrale dovessero aumentare e la Francia decidesse di seguire la strada austriaca, anche l'Italia potrebbe trovarsi in seria difficoltà. (ANSAmed).