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Ecatombe nel Mediterraneo, oltre 3mila morti nel 2016

Oim, raddoppiati in due anni, la maggior parte diretti in Italia

10 agosto, 10:05

(ANSAmed) - ROMA, 10 AGO - I nuovi dati sulle tragedie del mare non lasciano spazio ad interpretazioni: il Mediterraneo si conferma anche quest'anno il cimitero dei disperati in fuga da guerre e povertà nel sud del mondo. Oltre tremila i morti finora, nel tentativo di raggiungere l'Europa.

Sono esattamente 3.176 le vittime, tra cui la stragrande maggioranza - 2.742 - quelle che volevano sbarcare in Italia, rileva l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).

Cifre imponenti, superiori rispetto allo stesso periodo del 2015 e addirittura raddoppiate rispetto a gennaio-agosto 2014.

Italia e Grecia si confermano le destinazioni principali, come snodo per il nord Europa. Degli oltre 263mila migranti e rifugiati sbarcati in questi primi sette mesi, 100mila sono approdati nel nostro Paese (24mila soltanto a luglio, soprattutto nigeriani ed eritrei) e 160mila in Grecia, in gran parte siriani, afgani ed iracheni.

L'Europa sta cercando di arginare questa ecatombe. Da poco più di un anno l'operazione navale Sophia, con il concorso di 24 Paesi, ha fermato diverse decine di scafisti e 'neutralizzato' oltre 170 imbarcazioni, salvando decine di migliaia di vite in mare. Anche la guardia costiera libica viene addestrata per operazioni del genere ed i salvataggi proseguono in modo incessante nel canale di Sicilia, grazie anche alla Guardia Costiera e alla Marina Militare italiane e alle ong internazionali. Il business dei trafficanti di uomini rimane comunque fiorente nei mesi estivi, potendo contare sulla debolezza delle autorità libiche, che sono ancora impegnate per riprendere il controllo dell'intero Paese.

L'ultimo Consiglio europeo, a fine giugno, si è impegnato per ridurre gli arrivi dei cosiddetti 'migranti economici', anche per togliere il terreno sotto i piedi proprio agli scafisti. E si sta pensando a come avviare i primi 'compact' per i partenariati di sviluppo con i Paesi africani di origine.

Ma resta lo scoglio dei finanziamenti. Nonostante le insistenze dell'Italia per l'inserimento di un dato concreto nel documento finale, nessuna cifra e' stata indicata, neppure i 500 milioni di budget Ue previsti per rimpinguare il fondo per l'Africa.

Nel frattempo, i singoli Paesi affrontano l'emergenza a modo loro. La Grecia, in particolare, vuole aumentare le abitazioni destinate ad accogliere i 57 mila migranti e rifugiati che si trovano nel Paese, e chiudere o migliorare molti dei campi profughi sulla terraferma. Miglioramenti sono previsti anche per i campi sulle isole, dove sono stati accolti i nuovi arrivati da marzo, dopo l'accordo Ue-Turchia, e che secondo le organizzazioni umanitarie vivono in pessime condizioni igienico-sanitarie.

Allo stesso tempo la Germania, tra le mete preferite dai migranti in cerca di un lavoro, ha aumentato del 31% i rimpatri.

Nella prima metà dell'anno sono stati quasi 14mila (contro i circa 21mila dell'intero 2015), quasi tutti verso i Balcani occidentali, dichiarati paesi di provenienza sicuri. Quanto ai respingimenti alle frontiere, 255 sono stati motivati da "minacce alla sicurezza". E non si può non pensare alla recentissima serie di attentati di matrice jihadista che hanno colpito il Paese. (ANSAmed).

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