In un incontro con l'ANSA una curatrice della mostra spiega che fra il VIII e il III secolo a.C. l'Etruria avrebbe visto all'opera grandi maestri di oreficeria, che avevano sviluppato in maniera originale tecniche di lavorazione orientali. In particolare lascia ancora oggi sbigottiti la raffinatezza della loro granulazione: la saldatura di piccole sfere su una lamina di base, secondo un disegno prestabilito. Nel padiglione dell'arte etrusca sono esposti delicati orecchini etruschi, nonché alcune 'fibule' (spille usate per fermare le vesti).
"Nelle mani di quei maestri oggetti di utilità pratica quotidiana furono trasformati in vere opere d'arte", nota ammirata la curatrice.
La libera e continua trasfusione di idee e di tecniche fra le culture sviluppatesi nel bacino Mediterraneo e nel Medio Oriente è la "raison d'etre" di questo Museo che celebra i primi 20 anni di attività esponendo ora 250 oggetti d'oro millenari provenienti da Mesopotamia, Egitto, Persia, Mar Nero e - per alcune fibbie di combattenti - anche dalla Cina. Occhi addestrati possono così catturare le influenze reciproche fra gli orefici di Paesi diversi e anche lontani. Prezioso ma non raro, l'oro catturò l'immaginazione dei popoli del Medio Oriente: anche perché, nota la curatrice, "risplendeva come il Sole e manteneva per secoli le proprie qualità di base".
Racchiudeva dunque un messaggio implicito di immortalità. La mostra di Gerusalemme comprende un antichissimo papiro egizio sull'estrazione dell'oro dalle viscere della terra e la riproduzione dell'affresco di Villa Vettii, a Pompei, che mostra dei piccoli Cupido impegnati nella coniazione. Fra i reperti molte figure mitiche: vi sono un'abbondanza di sirene nonché di grifoni: ritenuti, questi ultimi, come importanti custodi delle riserve di oro. Presenti anche antichi amuleti ebraici: come quello in aramaico di una donna vissuta 2.500 anni fa, Klara Bat Kayrana. Sentendosi esposta a trame diaboliche si fece confezionare un amuleto su una sottile lastra d'oro che poi avrebbe arrotolata e chiusa in una confezione da appendere al collo. Un oggetto concepito non per essere ostentato: ma, al contrario, talmente prezioso da doversi custodire nel più assoluto segreto.(ANSAmed).