(ANSAmed) - ROMA, 25 SET - "Quello che cerco di fare è arte
sociale". Folta barba sale e pepe e occhi azzurri, Shaul Knaz,
israeliano, classe 1939, figlio del kibbutz Gan Shmuel, è in
questi giorni a Roma, dove presso la galleria Ermanno Tedeschi è
stata inaugurata ieri sera la sua prima mostra italiana.
"Sono orgoglioso di essere qui - dichiara l'artista ad ANSAmed
-, ammiro molto Roma e la sua cultura. L'Italia è il Paese
dell'arte per antonomasia e sono fiero di avere portato proprio
qui le mie opere, che sono molto israeliane". I quadri di Knaz
sono un'esplosione di forme, corpi, segni grafici. L'occhio
impiega qualche secondo a decrittarle, ma poi i singoli elementi
emergono con chiarezza: corpi maschili, femminili, auto, carri
armati, fucili, bambini.
"In tutti i quadri - spiega lui - ci sono persone che si
combattono. Eppure anche nella guerra e nella situazione
particolare d'Israele le persone cercano lo stare insieme, la
solidarietà, la famiglia. Questi sono per me i valori
fondamentali: e preservarli è la mia missione come artista. In
ogni singola opera raffiguro uomini e donne che si trovano o che
non riescono a trovarsi, ma che tuttavia non mollano".
"Preservare i valori tradizionali della solidarietà e della
famiglia - aggiunge l'artista - non è facile al giorno d'oggi.
Le persone sognano il successo, una felicità astratta che io
sento lontana dal mio linguaggio, vivono attraverso la
tecnologia. Ma alla fine dei conti quello che tutti noi vogliamo
è l'amore, e sentirci a casa: vogliamo provare quelle sensazioni
antiche, che abbiamo imparato a conoscere dalla nostra
infanzia".
E per Knaz raccontare la condizione esistenziale dell'uomo di
oggi significa fare "arte sociale", ma anche esprimere una
posizione politica. "Essere un artista non significa solo
dipingere. E' un modo di vivere e un'ideologia. Un artista non è
mai soddisfatto di quello che esiste, lavora sempre per il
cambiamento. Che sia in Israele, in un kibbutz o in qualunque
altro posto, l'artista continuerà a impegnarsi". (ANSAmed)