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Israele: Ricerca, 'Capitale umano risorsa numero uno'

Analisi Think! sottolinea ruolo chiave istruzione per futuro

10 ottobre, 10:13

(ANSAmed) - Roma - Per continuare a crescere, Israele deve scommettere sull'istruzione: il capitale umano rappresenta il vantaggio competitivo numero uno del Paese. Lo afferma uno studio di recente pubblicazione su 'Innovazione e competitività nell'area mediterranea', coordinato da THINK! The Innovation and Knowledge Foundation, il quale fotografa il livello di sviluppo della regione, nazione per nazione, e indica le prospettive future. La ricerca prende in considerazione quattro ordini di fattori: la qualità di vita, la pubblica amministrazione, il clima economico, le telecomunicazioni e infrastrutture. Chiare le conclusioni su Israele: "Oggi può essere facilmente inserito nella lista dei Paesi sviluppati. Un risultato ottenuto grazie a un'industria basata sull'alta tecnologia e la capacità della nazione di capitalizzare idee e processi innovativi".

Tuttavia, la complicata situazione politica pende come una spada di Damocle sulle prospettive di ulteriore sviluppo del Paese, che rischiano di essere indebolite "dall'isolamento di Israele nella regione del Mediterraneo sud orientale, dall'instabilità politica, dalle tensioni interne tra laici e religiosi e infine dalla mancanza di materie prime". Per contrastare condizioni poco favorevoli, quello su cui lo Stato ebraico deve puntare è il mantenimento di "un alto livello di formazione del suo capitale umano", la 'materia prima' migliore su cui la nazione può contare. "Questo - scrivono ancora i ricercatori - appare particolarmente importante oggi, in quanto il sistema di educazione non sembra star evolvendo in una maniera adeguata a sostenere il cammino nazionale dell'innovazione". E non solo: la fuga dei cervelli potrebbe essere dietro l'angolo. "Sebbene oggi Israele abbia sia le idee, sia i fondi per supportarle, se l'instabilità politica e i dissidi interni tra religiosi estremisti (gli ultra-ortodossi) e i cittadini laici non verranno risolti, scienziati e innovatori di domani potrebbero scegliere di lasciare il Paese". (ANSAmed)
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