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Israele: Tel Aviv, esplode protesta migranti africani

Netanyahu, manifestazioni e scioperi non cambieranno legge

06 gennaio, 19:41

(ANSAmed) - TEL AVIV, 6 GEN - Ieri 20-30 mila stipati nella Piazza Rabin, oggi altri 10 mila impegnati a scandire slogan di protesta di fronte alle ambasciate di Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Italia e Canada. Dopo aver vissuto negli ultimi anni ai margini della societa', i migranti africani in Israele ora hanno scelto di passare all'azione. Hanno dato vita a un movimento ben organizzato, hanno indetto uno sciopero generale di tre giorni e hanno invaso le piazze centrali di Tel Aviv.

"Vogliamo la liberta', non il carcere", "Siamo profughi, non criminali", hanno urlato, in inglese ed in ebraico, mentre la polizia si é limitato a seguire da lontano. A dar loro man forte - oltre ad attivisti israeliani di gruppi che lottano per i diritti civili - e' giunto l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i profughi che ha accusato il governo israeliano di aver ''seminato la paura'' fra i migranti, mentre al contrario - ha aggiunto - dovrebbe garantire loro protezione.

Le immagini della folla, peraltro pacifica, di eritrei e sudanesi nelle ''strade buone'' di Tel Aviv hanno disorientato gli israeliani. Da un lato i drammi personali trovano ampia eco e una dose di comprensione nei mass media. Ma dall'altro il loro passaggio ad un movimento politico con rivendicazioni di carattere generale innesca anche timori.

''Fermiamoli prima che si impadroniscano'' delle citta', ha esclamato la parlamentare del Likud, Miri Reghev. ''Queste manifestazioni ci servano come campanello di allarme'' ha convenuto, altrettanto preoccupato, l'ex ministro degli interni Eli Yishai (Shas).

Il premier Benyamin Netanyahu ha oggi ribadito: ''Proteste e scioperi non serviranno. Cosi' come abbiamo fermato completamente le loro infiltrazioni in Israele, cosi' siamo determinati ad espellere quanti sono entrati illegalmente'': secondo le stime, 50-60 mila persone. ''L'anno scorso sono ripartiti in 2.600. Quest'anno il loro numero sara' maggiore''.

Israele, fa notare il governo, e' l'unico Paese occidentale che puo' essere raggiunto via terra dall'Africa. Per scoraggiare una migrazione di ancora maggiori dimensioni ha dunque adottato una legge anti-asilo che prevede la raccolta obbligatoria di migliaia di migranti in un centro di accoglienza del Neghev e che impedisce loro di lavorare.

I portavoce del movimento di protesta sostengono che Israele dovrebbe invece garantire a tutti lo status di profughi in quanto questi migranti sono sfuggiti a guerre civili o, nel caso dell' Eritrea, ad un regime dispotico. Un funzionario di governo israeliano ha replicato che negli ultimi cinque anni sono state esaminate 10 mila richieste di asilo politico e che solo 32 sono state trovate giustificate. Altre tremila richieste sono adesso al vaglio. (ANSAmed).

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