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MO: Nemer Hammad,Ue neghi accesso a coloni, oltre merci.

Israele ostacola negoziato.Visita Papa avverrà in momento teso

14 gennaio, 18:20

Nemer Hammad, consigliere di Abu Mazen e già ambasciatore dell'Olp a Roma Nemer Hammad, consigliere di Abu Mazen e già ambasciatore dell'Olp a Roma

(di Elisa Pinna). (ANSAmed) - ROMA, 14 GEN - Serve 'una forte pressione internazionale' su Israele, che continua a frapporre 'nuovi ostacoli' per portare al fallimento il negoziato con i palestinesi, nonostante l'impegno del segretario di Stato Usa, John Kerry. Per tale motivo, Nemer Hammad, uno dei più stretti collaboratori di Abu Mazen e gia' storico ambasciatore dell'Olp a Roma, ha lanciato un appello all'Unione Europa perchè renda più stringente il boicottaggio - già deciso in sede comunitaria - dei prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati. Non solo: 'oltre ai prodotti, da boicottare senza eccezioni, occorre anche un boicotaggio delle persone, dei coloni', ha detto in un'intervista all'ANSA Nemer Hammad, ricordando come solo l'isolamento internazionale del Sudafrica abbia sconfitto l'apartheid. 'Ci sono sette ministri del governo di Netanyahu, tra cui il ministro degli esteri Lieberman, che vivono in colonie illegali secondo i pronunciamenti dell'Onu', ha osservato il consigliere di Abu Mazen, suggerendo ai paesi europei di considerare 'un blocco' alle frontiere nei confronti di tali esponenti politici come di tutti gli altri abitanti degli avamposti ebraici costruiti all'interno dei confini palestinesi del 1967. ''Il tempo stringe'', ha osservato. Il negoziato prevede nove mesi di colloqui che si concluderanno il 30 aprile. Sono già passati sei mesi "senza che Israele abbia fatto alcuna concessione". Anzi: i negoziatori di Netanyahu hanno creato "nuovi ostacoli" - spiega Nemer Hammad - tra cui la richiesta rivolta ai palestinesi di riconoscere Israele come 'uno Stato ebraico'". "La cosa incredibile è che lo domandino solo ai palestinesi. Perché non avanzano una richiesta formale all'Onu? O agli Stati Uniti, o all'Italia?". "Il motivo é chiaro: se noi riconoscessimo Israele come uno 'Stato ebraico', la minoranza araba israeliana (circa il 25% della popolazione) perderebbe il diritto di cittadinanza ed Abu Mazen passerebbe alla storia come colui che ha 'svenduto' i propri fratelli", ha rimarcato Nemer Hammad. Nonostante "gli sforzi" di Kerry, l'esponente palestinese non crede che il negoziato porterà a qualcosa. Anzi, vede un futuro difficile nella regione. Anche la visita di papa Francesco rischia di avvenire ''in un momento molto delicato". Proprio mentre in queste ore il segretario di Stato Usa John Kerry parla di Medio Oriente e di Siria con il segretario di Stato Vaticano, card. Pietro Parolin, Nemer Hammad ha sottolineato che se non si troverà un accordo entro aprile, ovvero alla fine dei 9 mesi previsti dalla mediazione statunitense, l'Anp riprenderà la sue iniziative - congelate in questo periodo - in sede Onu e presso la Corte internazionale dell'Aja. Per rappresaglia, Israele "ha già minacciato un'annessione unilaterale di territori palestinesi". Dunque: la situazione rischia di essere molto "tesa" quando Francesco giungerà a Gerusalemme e Betlemme il 25 e il 26 maggio. Detto questo - ha tenuto a precisare il consigliere di Abu Mazen - il viaggio di papa Bergoglio in Terra Santa avrà un 'forte significato simbolico" anche se, sul fronte negoziale, purtroppo "Israele non vuole nessuno in mezzo". "Le autorità israeliane non vorrebbero neanche la mediazione degli Usa, figuriamoci se potrebbero accettare un qualche ruolo del Vaticano o del Papa", ha aggiunto con una battuta. (ANSAmed).

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