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A Gerusalemme marcia per pace, pellegrini in luoghi contesi

Per francescani clima orribile, serve un'azione internazionale

20 novembre, 20:35

Un'immagine della marcia della pace a Gerusalemme organizzata dall'Opera Romana Pellegrinaggi Un'immagine della marcia della pace a Gerusalemme organizzata dall'Opera Romana Pellegrinaggi

(di Elisa Pinna) (ANSAmed) - GERUSALEMME - Ramoscelli di ulivo in mano. Berretti e pettorine gialle da marciatori. Si parte, invocando la pace. Centocinquanta-duecento pellegrini italiani hanno attraversato oggi i quartieri musulmano, ebraico, cristiano della vecchia Gerusalemme, sfidando il clima di paura e di violenza in cui sembra essere sprofondata la Città Santa nelle ultime settimane. 

L'iniziativa, lanciata dall'Opera romana pellegrinaggi (Orp) insieme alla diocesi di Roma, ha voluto dare un segnale a tutti i cristiani perché tornino in Terra Santa. La presenza dei pellegrini è uno stimolo alla riconciliazione e al negoziato, oltre che un forte aiuto economico alle comunità locali, in particolare quella palestinese, ha spiegato l'amministratore delegato e vicepresidente dell'Orp, mons. Liberio Andreatta. "La Terra Santa - ha osservato - è come un tavolo che si regge su tre gambe: gli israeliani, i palestinesi, i pellegrini, Se questi ultimi latitano, tutto crolla".

Le tensioni di questi giorni hanno però costretto gli organizzatori a ridimensionare i loro progetti. Inizialmente la marcia della pace si sarebbe dovuta svolgere da Betlemme a Gerusalemme, superando il posto di blocco che separa le due città. Avrebbero dovuto prendervi parte palestinesi dei territori e israeliani. Si è invece trasformata in una più tradizionale Via Crucis tra i vicoli della città vecchia, sotto lo sguardo vigile di soldati israeliani armati di mitra. Nonostante ciò, le preghiere di pace dei pellegrini si sono fatte sentire tra vicoli, archi, pietre contesi da secoli tra le diverse fedi.

"Se non si trova una soluzione al problema di Gerusalemme non vi potrà mai essere pace in tutto il Medio Oriente", ha spiegato padre Ibrahim Faltas, francescano palestinese attuale responsabile della Custodia di Terra Santa per lo statu quo dei luoghi sacri. In particolare la battaglia per il controllo della spianata delle Moschee, il terzo luogo sacro musulmano, rivendicato anche da gruppi di estremisti ebraici per le loro preghiere, rischia di diventare feroce e di sfuggire ad ogni controllo. La Via crucis, cominciata in pieno quartiere musulmano, si è conclusa al Santo Sepolcro.
"Avete pregato per la pace in un momento in cui nessuno vede una pace all'orizzonte per Gerusalemme", ha detto mons. Shomali, ausiliare del Patriarcato latino ai partecipanti.

Sotto un sole ancora caldo, la città vecchia ha oggi mostrato il suo volto più accogliente, con i negozi aperti, diverse comitive di turisti, i commercianti pronti come sempre a trattare sul prezzo di spezie, stoffe, oggetti religiosi e il via vai, senza tempo, di rabbini, sceicchi, pope dalle lunghe barbe, monaci dalla pelle scura, armeni incappucciati.

Domani è però il giorno della preghiera dei musulmani e la città si prepara a una giornata di tensione. Già al tramonto, come ogni sera da diversi mesi, si odono scoppi e colpi di granate dai quartieri arabi orientali, dove giovani palestinesi lanciano petardi verso la polizia per protestare contro nuovi insediamenti ebraici e contro le crescenti pressioni ebraiche di impossessarsi di parte della spianata delle moschee, il luogo da cui - dice la tradizione islamica - Maometto ascese in cielo. (ANSAmed).

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