Le monete - ha ipotizzato Jacob Sharvit, il responsabile della sovrintendenza - forse provengono da una nave, naufragata in prossimità della costa, che trasportava in Egitto, ''il ricavato delle tasse'' locali. Oppure, ''servivano a pagare gli stipendi dei soldati delle guarnigioni fatimidi di stanza a Cesarea''. Ma c'e' anche la possibilità che il carico di oro appartenesse ad una grande nave mercantile che faceva affari lungo le città costiere del Mediterraneo prima di affondare. Le monete sono di due tagli: dinaro e quarto di dinaro. Sul conio hanno stampigliate le insegne di vari posti del Califfato dei Fatimidi, grande impero che copriva gran parte del Medio Oriente, dell'Africa del nord e la Sicilia. I Fatimidi, partiti dalla Siria, conquistarono l'Egitto facendo del Cairo la loro capitale: regnarono dal 909 al 1171. La maggior parte delle monete hanno il segno del Califfo Al-Hakim (996-1021) e di suo figlio Al-Zahir (1021-1036) e furono coniate soprattutto in Egitto e nel Nord Africa. L'ultima moneta, rispetto a quella di Palermo, e' stata forgiata nel 1036; e questo ha fatto pensare agli studiosi che la nave sia affondata attorno a quella data.
Ma per il momento sono ipotesi fino a che non saranno completati gli scavi marini attorno al luogo dove sono state rinvenute le monete.
L'esperto di monete antiche della sovrintendenza Robert Kool ha detto che ''non e' mai stato trovato un bottino cosi' esteso.
Le condizioni delle monete - ha aggiunto, citato dai media - sono eccellenti nonostante siano state insabbiate per mille anni. La ragione e' che l'oro e' un metallo nobile sul quale non ha impatto l'acqua o l'aria''. Kool ha anche spiegato che le monete hanno continuato a circolare anche dopo la conquista crociata della Terra Santa alla fine dell'11/o secolo, in particolare nelle città di mare dove si concentrava il commercio internazionale.(ANSAmed).