(di Patrizio Nissirio)
(ANSAmed) - ROMA, 22 APR - Le etichette sui prodotti delle
colonie, proposte da alcuni paesi europei? "Così l'Europa
discrimina ed è ipocrita, visto che non ha fatto lo stesso in
altri conflitti, tipo Cipro o i Balcani, e danneggia la pace. E'
il tentativo di coloro che sono dietro a questa iniziativa di
arrivare alle sanzioni contro Israele": lo ha detto
l'ambasciatore di Israele in Italia Naor Gilon, durante un Forum
oggi all'ANSA, in cui il diplomatico ha toccato argomenti di
scottante attualità: dal negoziato in stallo con i palestinesi,
all'Iran, all'antisemitismo, fino ai rapporti con l'Italia, che
giudica "eccellenti". "L'Europa ha fatto molti danni al processo
di pace negli ultimi anni - ha detto Gilon al forum ANSA,
coordinato dal direttore Luigi Contu - C'è il preconcetto che
solo Israele sia da biasimare, e così i palestinesi hanno il
sostegno garantito di molti paesi europei, e anche dell'Italia,
come nella vicenda dello status di osservatori all'Onu. La
pressione è sempre su Israele, mentre il governo di Abu Mazen sa
solo incitare le nuove generazioni, dicendo loro che Israele è
il male, e non costruisce uno stato che sia alternativo ad
Hamas. Ma l'Europa non aiuta la pace, se non mette pari
pressione su di loro". Per Gilon gli insediamenti ebraici nei
territori palestinesi non sono l'ostacolo che blocca i negoziati
di pace, ma un pretesto, "e Israele ha dimostrato di saperli
smantellare quando c'è la necessità, come abbiamo fatto quando
ci siamo ritirati da Gaza o dall'Egitto". "Anche quando gli
insediamenti sono stati congelati, quattro anni fa, il negoziato
non ha fatto progressi - ha notato - I progressi ci sono solo
quando i palestinesi parlano con Israele. Noi vogliamo uno stato
palestinese, non una nuova entità del terrore. Se non ci fosse
l'esercito israeliano in Giudea e Samaria Hamas avrebbe già
preso il sopravvento. L'Anp non sta creando uno stato, e se
quello che nasce è instabile e pericoloso, noi non possiamo
accettarlo". Poi il capitolo sui rapporti tra Italia ed Israele,
che "sono eccellenti, dal punto di vista pratico, commerciale,
militare, culturale, ma anche da quello politico". Gilon,
spiegando l'importanza che Israele dà alla propria presenza
all'Expo, ha quindi fornito qualche cifra: 4 miliardi di
interscambio, per due terzi in favore dell'Italia, e il numero
di turisti "350-400.000 turisti israeliani hanno visitato
l'Italia negli ultimi due anni, è il 5% della popolazione
israeliana, un numero incredibile". "Sul piano politico - ha
proseguito l'ambasciatore Non siamo d'accordo su tutto, ma lo
siamo sui punti fondamentali. Comprendiamo la preoccupazione
dell'Italia sulla crescita dell'estremismo in Medio Oriente, che
è anche la nostra. E conosciamo la preoccupazione dell'Italia
per la situazione in Libia". Sull'antisemitismo, l'Italia - ha
proseguito, ricordando tra l'altro la visita fatta dal
presidente della Repubblica Sergio Mattarella alle Fosse
Ardeatine, dal forte valore simbolico, e le posizioni di forte
condanna dell'ex presidente Giorgio Napolitano - è uno dei paesi
dove "le autorità hanno la massima attenzione ai fenomeni di
antisemitismo e fanno di più per prevenirli...certo ci sono
elementi negativi, ai margini della società - ha spiegato -
vecchi tipi antisemiti che cercano di colpire gli ebrei perché
sono contro Israele. Il terrore può arrivare, anche in Italia.
Può nascere in Italia. Ma tutti ne sono consapevoli". Ma nella
discussione non poteva mancare uno dei temi centrali per
Israele, quello del nucleare iraniano: Israele, ha sottolineato
l'ambasciatore, è contrario all'accordo di Losanna perché non
diminuisce la capacità nucleare dell'Iran, visto che "nessun
impianto verrà smantellato". "L'Iran - ha spiegato - è
attualmente un Paese nucleare, lo sanno tutti, ma ancora senza
l'arma nucleare. Con questo accordo ci si avvicina. Teheran
cerca di dominare la regione. Il Medio Oriente è già una regione
armata fino ai denti, con milioni e milioni in armi che vengono
comprate e vendute. Una volta che l'Iran sarà nucleare, noi
vedremo un peggioramento anche in questo senso, una corsa in
questa direzione. Il problema si allargherà anche a paesi come
la Libia, non solo nel Medio Oriente. In ultima analisi, questo
accordo non aumenta la sicurezza della regione e dell'Occidente,
ma anzi aumenta il pericolo". (ANSAmed).