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David Grossman, 'occupazione Palestina è inconcepibile'

Scrittore a Futura Festival parla di libri e politica

27 luglio, 15:38

(di Federica Acqua) (ANSAmed) - CIVITANOVA MARCHE (MACERATA), 27 LUG - "Israele ha occupato la Palestina 48 anni fa, per me da israeliano questa è una cosa inconcepibile". Così lo scrittore David Grossman, intervenuto a Futura Festival di Civitanova Marche. "Non c'è stata una singola trattativa negli ultimi sei anni - ha aggiunto - con in mente il raggiungimento della pace. I due popoli e i rispettivi leader sono in posizioni sempre più fondamentaliste, e dimenticano che l'immobilismo attuale non è una condanna divina, ma c'è un'alternativa". Grossman ha parlato della sua particolare condizione di autore: "la letteratura ha bisogno di conflitti, ma questi devono essere all'interno dello scrittore.

Ma per gli autori israeliani è diverso, siamo sempre di fronte ad un dramma esterno così potente che tocca amici e fratelli, da esserne influenzati per forza".

Intervistato dal critico letterario, Filippo La Porta, Grossman ha regalato al pubblico che gremiva la piazza una lettura in ebraico di brani del suo ultimo libro 'Applausi a scena vuota'. 'Non abbiamo usato questa lingua, considerata sacra, per 1.800 anni - ha detto - e nel XX secolo abbiamo dovuto reinventarla introducendo termini come pomodoro o elicottero che i nostri bambini non avevano mai pronunciato.

Perché la lettura - ha spiegato - è come trovare un luogo che non vedi l'ora di rivedere e personaggi che ti chiedono di riportarli in vita. Un buon libro ti legge, perché è in grado di dare un nome a quelle particelle di noi che non sapevamo di possedere riportandole in vita. Mentre la televisione accentua l'anonimo senso di appartenenza ad una comunità, la lettura accentua le differenze individuali e sfata le false immagini collettive".

Così 'Applausi a scena vuota', è un libro di vite parallele, quella del cabarettista Dova'le che recita nella piccola cittadina di Netaya, a nord di Tel Aviv, e del magistrato in pensione Lazar, conosciutisi da giovani e poi ritrovatisi per caso. Entrambi hanno sofferto, patimenti esistenziali pesanti: Dova'le era un ragazzo povero, vittima di prepotenze da parte dei coetanei, che ha perso presto un genitore, Lazar un vedovo inconsolabile e chiuso in se stesso, che a suo tempo ha abbandonato l'amico quando ne aveva più bisogno. Ma il libro, secondo La Porta, è tutt'altro che triste, giocato sul doppio binario della vita e del cabaret dove il protagonista racconta barzellette. "Alcune le ho inventate - ha scherzato Grossman -, altre le ho rubate, ma la cosa singolare è che la gente non smette di inviarmi storielle chiedendomi di inserirle nella prossima edizione". Alla fine Dova'le, che per anni ha nascosto la sua tenerezza e bontà dietro una maschera di cinismo, ritrova la sua vera personalità, mentre l'altro nell'incontro con il vecchio amico viene a patti col suo senso di colpa in una ritrovata armonia col mondo. "Come i due grandi popoli israeliano e palestinese che per cento anni hanno vissuto vite parallele - ha detto Grossman - e devono ritrovare il modo di ricongiungersi".(ANSAmed).

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