La famiglia allargata dei Giardini - ha scritto Yad Vashem - "ha trattato il ragazzo come uno di famiglia". Ettore Norsi era arrivato da Genova in Toscana con il padre Odoardo - macchinista delle ferrovie - nel settembre del 1943 per sfuggire alle retate dei nazisti. Prima a Boscarelli, vicino Montepulciano, e poi a Castelnuovo Berardenga nella fattoria dei Giardini. Da loro - ha proseguito Yad Vashem - fu presentato ai vicini come un parente inviato in campagna per evitare i bombardamenti aerei che colpivano le città italiane. "Per allontanare i sospetti - ha spiegato il Memoriale - ogni domenica portavano il ragazzo in Chiesa. Ettore aiutà la famiglia nei lavori di routine e nelle vigne durante il raccolto. I Giardini a conoscenza del fatto che gli ebrei non mangiano maiale si astennero dal servirlo al loro ospite".
Nonostante "fossero consapevoli del pericolo che correvano loro e le proprie famiglie se sorpresi a nascondere un ebreo", i Giardini continuarono a "prendersi cura di Ettore per almeno due anni". Dopo la liberazione della regione nell'agosto del 1944, la famiglia Norsi si potè riunire ritornando successivamente a Genova. "Nel corso degli anni - ha concluso Yad Vashem - Ettore è sempre rimasto in contatto con la famiglia Giardini". A 80 anni dalle Leggi razziste promulgate da re Vittorio Emanuele III e dal fascismo del 1938, i nomi delle due coppie di italiani saranno ora incisi sul Muro di Onore nel Giardino dei Giusti di Yad Vashem accanto a quello di 694 italiani, tra cui Gino Bartali, che salvarono gli ebrei dalle persecuzioni. (ANSAmed).