(di Francesco Tedesco)
(ANSAmed) - NAPOLI, 29 MAR - "Non possiamo essere libere come
donne se non siamo in un Paese libero. E anche se siamo liberi
dall'occupazione, non possiamo conoscere la libertà fintanto che
siamo soggiogati nella nostra stessa società". Questo il
pensiero alla base del lavoro cinematografico di Julia Bacha, la
regista palestinese che dal 1 aprile sarà in Italia per
presentare in diverse città 'Naila and the uprising', il suo
film sulla vita della leader della resistenza palestinese, Naila
Ayesh.
La storia di Naila racconta il movimento non-violento della
Palestina già dalla Prima Intifada. La donna, che ha avuto un
ruolo chiave nella lotta del popolo palestinese, sarà
imprigionata e torturata più volte, ma la sua determinazione
resterà immutata. Un percorso che Bacha mostra usando filmati
d'archivio dell'Intifada, filmati privati della sua vita
familiare e animazioni per descrivere momenti non documentati:
la regista racconta e fa parlare altre donne e non si ferma alla
Prima Intifada, ma anche al suo termine fino agli accordi di
Oslo e le disillusioni. Il film sarà proiettato a Bologna (1
aprile), Modena (2 aprile), Venezia Mestre (3 aprile), Genova (4
aprile), Tirano (SO) (6 aprile), Milano (8 aprile), Roma (9
aprile). Alle proiezioni saranno presenti Naila Ayesh e suo
marito Jamal Zakout, uno dei leader della resistenza popolare
palestinese, imprigionato e deportato durante la prima Intifada.
Con loro anche Luisa Morgantini, ex vicepresidente del
Parlamento europeo e Presidente di Assopace Palestina: "Abbiamo
voluto portare questo film in Italia - spiega Morgantini - per
far conoscere il ruolo delle donne protagoniste della prima
Intifada ma anche perché restituisca la memoria alle nuove
generazioni di palestinesi di un periodo che ha fatto conoscere
al mondo l'ingiustizia subita e la dignità del popolo
palestinese".
Il film documenta, attraverso la tragica e straordinaria
storia di Naila Ayesh, il ruolo delle donne nella prima
Intifada. Dai suoi studi e dall'attività nel Fronte Democratico
palestinese, fino alla prigionia e alla perdita del primo
figlio. Naila prosegue la sua attività e con molte altre
associazioni di donne danno vita a istituzioni parallele per
sfidare il controllo dell'esercito israeliano sulla vita dei
palestinesi: aule sotterranee per sostituire le scuole che sono
state chiuse dall'esercito, cliniche sanitarie gestite dai
cittadini per curare coloro che non hanno accesso agli ospedali,
e "la vittoria dei giardini" per rompere la dipendenza
dall'agricoltura israeliana, seguendo poi tutto il percorso
dell'attivista negli anni successivi. (ANSAmed).