Il commercio e il turismo hanno toccato nel Paese il livello più basso degli ultimi due decenni e, secondo quanto riferisce l'inviato Onu, l'Ufficio centrale palestinese di statistica prevede che un lockdown di tre o sei mesi comporterebbe contrazioni del Pil rispettivamente del 5,1% e del 7,1%. Le Nazioni Unite ricordano che, con un controllo molto limitato sulla sua economia, il governo palestinese non ha accesso agli strumenti monetari e fiscali convenzionali necessari per porre rimedio alla crisi. "Mantenere il funzionamento e la stabilità dell'Autorità palestinese è vitale per la sicurezza e il benessere sia dei palestinesi che degli israeliani. La situazione attuale è estremamente pericolosa e richiede un'azione coraggiosa da parte di tutte le parti interessate", ha dichiarato Nickolay Mladenov.
Secondo l'inviato dell'ONU, Israele ha, per questo, una responsabilità determinante. A questo proposito, il rappresentante Onu ha accolto con favore il trasferimento urgente di circa 120 milioni di shekel il mese scorso all'Autorità palestinese. "Questo è un primo passo importante - ha detto - Tuttavia è necessario affrontare con urgenza come Israele può garantire trasferimenti regolari, anche se le entrate dello sdoganamento continuano a diminuire, al fine di garantire il corretto funzionamento delle istituzioni palestinesi e la fornitura di servizi alla popolazione palestinese". "Entrambe le parti - ha insistito - devono lavorare rapidamente per rimuovere le barriere ai trasferimenti regolari." Mladenov ha sottolineato inoltre come il governo palestinese avrà bisogno di un generoso sostegno esterno e di assistenza tecnica per il processo di recupero ''e ciò - ha aggiunto - richiede un migliore coordinamento tra i donatori''.
''L'Onu è pronto a sostenere il piano di risposta socio-economica del governo palestinese - ha concluso - ma esorto tutte le parti interessate a fare lo stesso''.(ANSAmed).