L'unica soluzione per la Siria puo' venire solo dal suo interno, dopo un cessate il fuoco e con una piena attuazione del piano Annan''. E dunque no, dice la religiosa, anche ad una risoluzione Onu basata sul capitolo 7 della Carta, che prevede anche l'uso della forza: ''Si e' mai visto un intervento a fini umanitari che non abbia portato alla morte di civili?''. Per madre Agnes la soluzione puo' passare solo nel rendere parte attiva quella maggioranza, anche sunnita, che in Siria e' costretta al silenzio proprio dalle bande armate, che la tengono in ostaggio ''con il terrore'', dice, cioe' con minacce e rappresaglie sanguinose. Milizie ''indipendenti'', ribadisce, che non appartengono all'Esercito libero siriano e compiono ''veri e propri crimini contro l'umanita e i diritti umani''.
''Chi sono, a chi obbediscono?'', si chiede la religiosa.
E denuncia la presenza tra i ribelli di estremisti ''dalla Libia, dal Mali, dal Sudan, dal Pakistan e dall'Afghanistan'', oltre che quella di ufficiali turchi e di armi fornite da Arabia Saudita e Qatar. Ma e' anche sulle proprie fonti di informazione che l'opinione pubblica e le diplomazie occidentali dovrebbero interrogarsi, secondo la religiosa di origine palestinese.
''Il Consiglio Nazionale Siriano, che pur viene molto ascoltato, non rappresenta nessuno nel Paese, e l'opposizione all'estero e' divisa'', sottolinea madre Agnes. Che pero' diffida anche dei Comitati locali, ''molti dei quali - rileva - si impongono sulla popolazione locale'', e sono parte di una rete che, teme, viene anch'essa diretta e attrezzata tecnologicamente dall'esterno. Quanto al futuro del presidente Assad, conclude, ''perche' mai a decidere che deve andarsene devono essere quegli stessi che dall'estero armano i ribelli''?. La pace in Siria si puo' ricostruire soltanto dall'interno, e' la convinzione di Madre Agnes, e anche tenendo conto di quelle fasce di consenso che, rileva, per il presidente Assad nonostante tutto ancora rimane. Ma che le sue idee siano controverse lo dimostra il fatto che, racconta lei stessa, ha dovuto trasferirsi in Libano ''dopo una campagna di diffamazione nei miei confronti'' e accuse di essere vicina al regime, accuse cui si sarebbero fatti promotori anche alcuni cattolici. Dopo aver restaurato l'antico monastero di Qara e avervi fondato una comunita' religiosa internazionale, per mesi la religiosa ha aiutato le vittime civili del conflitto. Ora e' in Europa anche per lavorare ad un comitato di sostenitori illustri per la Mussalah in Siria. (ANSAmed).