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Musica: Evi Evan, il rebetiko greco che parla anche italiano

'Rebetiko diadromì', nuovo album orchestra italo-ellenica

11 luglio, 09:43

(di Patrizio Nissirio) (ANSAmed) - ROMA, 11 LUG - Contaminazioni, meticciato culturale, multietnicità: parole alla moda per chi si occupa oggi di cultura nel Mediterraneo. Parole in uso da sempre per i musicisti del rebetiko, il genere nato in locali fumosi e poco raccomandabili tra Istanbul, Smirne, Pireo, Salonicco e molti altri luoghi del Mediterraneo orientale attorno agli anni Venti.

Grazie ai viaggi dei suoi esecutori, ma anche alle guerre che li hanno costretti ad andare altrove. Un genere oggi vive una stagione di felice riscoperta, proprio per il suo essere, da sempre, un dialogo aperto tra culture diverse, musicali e poetiche.

Anche in Italia, grazie agli Evi Evan, orchestra italo-ellenica che dal 2007, oltre a riproporre classici del rebetiko, ha deciso di introdurre anche composizioni originali, riproponendo quegli antichi legami con la musica ellenica che arrivano dalla tradizione turca, balcanica slava, ebraica, bizantina. E persino una canzone in romanesco, nel loro album 'Rebetiki diadromi' (Itinerario rebetiko, registrato a Nea Ionia, celebre quartiere popolare di Atene). Il tutto con la collaborazione di personaggi del calibro di Daniele Sepe, Moni Ovadia e Vinicio Capossela, qui in Italia, e in Grecia spelleggiati da Nikos Nikolopoulos (che suona l'oud, una sorta di mandola araba) e Sofia Labropoulou (kanonaki, ovvero il dulcimer). Senza dimenticare il cantante e suonatore di baglamas (una sorta di mini-bouzouki) Giorgos Strimpakos, che nella vita è ricercatore microbiologo.

"Noi vogliamo promuovere culturalmente la Grecia di oggi - spiega ad ANSAmed il leader del gruppo, Dimitris Kotsiouros, specialista in bouzouki e diversi altri strumenti a corda - al di là delle poche cose che si sanno in Italia della Grecia contemporanea, essenzialmente stereotipi. Ma non chiudendoci alle influenze esterne. Qualcosa che per noi è ormai normale, viste le influenze che portano nel nostro suono i musicisti italiani, che hanno partecipato agli arrangiamenti, e che fanno parte a pieno titolo degli Evi Evan".

Produzione fieramente indipendente, Rebetiko Diadromì si muove agilmente tra i vari generi - antichi, ma vivissimi nella Grecia del XXI secolo - che compongono l'universo variegato del Rebetiko: hassapiko, un ritmo di origine albanese; l'arcaico zebeikiko, che si balla stando quasi immobili; l'amanes, che ha radici a Bisanzio; e lo tsifteteli, la 'danza del ventre' greca.

"Gli Evi Evan propongono un rebetiko in altra forma, conservando la forma originale, mostrando però queste sue influenze, accanto a brani tradizionali", sottolinea Dimitris. Un melange che appare in Cammino e straparlo, con la voce di Vinicio Capossela, o Kai giati then mas to les, con la voce recitante di Moni Ovadia.

"Non dico che il rebetiko è nato in Grecia, visti tutti questi idiomi musicali, occidentali ed orientali. Ma i greci sono diventati sono i suoi cultori, soprattutto dopo il 1922, quando i greci furono cacciati dall'Asia minore, e in gran numero si stabilirono attorno al Pireo. E' una musica popolare urbana, che però pesca anche nelle tradizioni delle campagne. E comunque non mi piace mettere paletti tra le influenze musicali, mi piace la miscela", spiega Kotsiouros, che racconta come la passione per la Grecia e la musica greca di Ovadia, Sepe e Capossela li abbia avvicinati al progetto degli Evi Evan (il nome viene da un brindisi che si faceva nella Grecia antica).

"Veniamo da percorsi di diversi, ma grazie alla magia del rebetiko ci incontriamo in questa ideale taverna ombrosa, che evoca i locali semibui, pieni di fumo della tradizione rebetika". (ANSAmed).

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