(di Alessandra Baldini) (ANSAmed) - NEW YORK - Aleppo città aperta: nel loro primo incontro con il segretario generale Ban Ki-moon, i rappresentanti della Comunità di sant'Egidio hanno portato la proposta di fare della città siriana sotto assedio il "fulcro" da cui partire per porre fine a quattro anni di conflitto in Siria.
Dai tempi della pace in Mozambico all'inizio degli anni Novanta, Sant'Egidio e' in prima linea nella mediazione dei grandi conflitti nel mondo, e oggi la voglia di pace nel mondo passa attraverso la Siria. "Dopo la caduta di Mosul, Aleppo e' diventata il simbolo di quella convivenza tra popoli e fedi che sembra diventata impossibile: gli ebrei se ne sono andati, i cristiani stanno scappando", ha detto il presidente della comunità trasteverina Marco Impagliazzo: "Bisogna prendere un punto di partenza che sia fulcro per il processo di pace. Ma Aleppo sta morendo e con la città sta morendo il sogno di popoli diversi di vivere insieme".
Nei giorni scorsi la proposta "Save Aleppo", lanciata dal co-fondatore di Sant'Egidio Andrea Riccardi mesi fa e sottoscritta da leader politici e religiosi tra cui la direttrice dell'Unesco Irina Bukova, e' stata fatta propria dall'inviato dell'Onu in Siria Staffan de Mistura, di nuovo oggi a Damasco. Tanti i temi trattati, tra questi, uno che sta particolarmente a cuore alla comunità: la nomina di un inviato speciale Onu che coordini il dialogo interreligioso. "Coinvolgere le religioni nel processo di pace: Sant'Egidio - ha detto Impagliazzo - ci lavora da 30 anni". (ANSAmed).