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Musica, i 'Quaranta' del Canzoniere grecanico salentino

Tour e nuovo album, sempre tra tradizione e visione globale

02 marzo, 12:32

Il Canzoniere Grecanico Salentino Il Canzoniere Grecanico Salentino

(ANSAmed) - ROMA, 2 MAR - Quarant'anni di musica tradizionale, ma sempre in equilibrio tra la Puglia e il mondo, tra l'italiano, il griko (il dialetto neogreco di alcune comunità del Salento) e anch'l'inglese: è il Canzoniere Grecanico Salentino, che compie questo significativo compleanno con un tour mondiale ed un album chiamato per l'appunto 'Quaranta' (Ponderosa Music & Arts, in uscita il prossimo sette aprile).

Il Canzoniere ha iniziato l'impegnativa tournee da Glasgow il 23 febbraio, a significare la visione globale dei musicisti guidati da Mauro Durante, figlio del fondatore Daniele, che dal 2007 ha indicato una nuova strada per la band. Una strada che le è valsa recensioni lusinghiere di New York Times, New Yorker e Independent, tra gli altri. Il tour ha toccato Milano il 28 e ieri sera Roma, all'Auditorium Parco della Musica, e si spingerà fino all'Australia e la Nuova Zelanda.

'Quaranta' ripropone le sonorità della tradizione, pizzica e taranta, ma tocca spesso temi di drammatica attualità come l'immigrazione: ad esempio nel brano 'Sola andata', con un testo di Erri De Luca, che è diventato un video diretto di Alessandro Gassman, premiato da Amnesty International. Ed oltre a Gassman e De Luca, 'Quaranta' vede anche la collaborazione di Ludovico Einaudi (che ha scritto 'Taranta' insieme a Durante) e Piers Faccini (ha firmato il brano in inglese 'I love Italia'), oltre che la produzione di Ian Brennan (già con Jovanotti, Bill Frisell, Lucinda Williams, Flea). L'attualità fa capolino anche in altri brani, come in 'No tap', scritto da fondatore del Canzoniere Daniele Durante, che parla del gasdotto che dall'Azerbaigian dovrebbe arrivare in Salento con il tono del cantastorie che mette a nudo il potere. "Siamo partiti da una riflessione sull'eredità del tarantismo - racconta Mauro Durante -- La taranta era quel demone zoomorfo, quel male di vivere, che dall'esterno entrava dentro di te attraverso il morso e che ti impediva la felicità e il proseguimento sereno della vita. Attraverso un complesso rituale la comunità lo curava, permettendogli di esorcizzare i suoi demoni e riprendere la vita. Oggi il tarantismo non esiste più, ma a pensarci bene non è la taranta ad essere morta, ma solo la terapia rituale. Oggi il male di vivere, la taranta, ha solo forme in parte diverse rispetto al passato, ma è più viva che mai. A non esserci più è quel dispositivo sociale sistematico, che permetteva a chi stava soffrendo di non essere abbandonato, ma anzi, di essere "reintegrato". (ANSAmed).

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