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'Chiarezza su attentato Sinagoga Roma',ebrei non dimenticano

Fratello di Stefano Tachè chiede aiuto a Mattarella per verità

12 ottobre, 15:31

(di Elisa Pinna). (ANSA) - ROMA, 12 OTT - Gli ebrei italiani non vogliono dimenticare e chiedono "chiarezza" sull'attentato alla Sinagoga della capitale del 9 ottobre 1982, quando un commando di terroristi palestinesi uccise a colpi di mitra e granate il piccolo Stefano Tachè di due anni e ferì altre 40 persone, per lo più bambini. "Nessuno ha pagato per quello scempio. Né gli attentatori che sono riusciti a fuggire, né chi lasciò il tempio maggiore senza alcuna protezione, in un giorno di festa (era la benedizione dei bambini ndr.) e nonostante un clima di violenza antisemita ", ha detto oggi il presidente della Comunità ebraica romana, Ruth Dureghello, intervenendo a Montecitorio ad un convegno organizzato insieme a Democrazia Solidale, in occasione del 33/esimo anniversario di quell'attacco. Nel 1982 era guerra tra Israele e l'Olp di Arafat e un'ondata di attacchi anti-ebraici aveva funestato l'Europa.

Solo una settimana prima, davanti alla Sinagoga di Roma, era stata depositata una bara vuota, ha ricordato Antonio Polito, vice-direttore del Corriere della Sera. "Eppure non vi era nemmeno un poliziotto, nemmeno un vigile urbano di guardia. Chi è che ha sbagliato? Fu solo un errore burocratico? Perchè in quell'occasione non fu data alcuna protezione?" si è chiesta ancora Ruth Dureghello. "Troppi buchi neri e cose che non tornano in quella storia", ha spiegato Gadi Tachè, fratello maggiore di Stefano. Aveva quattro anni e sopravvisse per miracolo ai proiettili e alle schegge che lo colpirono in tutto il corpo. "Fui massacrato fisicamente e psicologicamente", ha raccontato davanti ad un pubblico formato da sopravvissuti come lui e da tanti studenti dei licei romani."Per trent'anni non ho parlato, ma poi quando ho scoperto che mio fratello non era stato nemmeno messo nella lista delle vittime italiane del terrorismo, ho deciso che bisognava reagire". Nel 2012, per intervento dell'allora presidente Giorgio Napolitano, l'Italia riparò a quella omissione, e, durante il suo discorso di insediamento nel 2015, l'attuale capo di Stato Sergio Mattarella ha ricordato Stefano Tachè come bambino italiano ucciso dal terrorismo. "Sono grato al Capo di Stato per ciò che ha detto - ha osservato Gadi Tachè -. Per lunghi anni la società civile italiana ha considerato l'attentato alla Sinagoga come un lutto ebraico anziché nazionale". Dagli archivi di quel periodo emerge - ha riferito - il cosiddetto 'Lodo Moro', l'accordo tra servizi segreti italiani e "terroristi palestinesi liberi di trafficare e operare in Italia purchè non colpissero cittadini italiani".

"E Stefano - ha aggiunto - non era stato inserito tra le vittime italiane". "Per questo - ha concluso - ho chiesto al presidente Mattarella di aiutarmi a cercare la verità su ciò che avvenne". "Nel 1982 l'antisemitismo riapparve in tutta la sua ferocia.

Si passò dalle critiche, anche legittime, allo Stato di Israele all'odio contro l'ebreo in quanto tale", ha ricordato l'on.

Milena Santerini, deputata di Democrazia solidale e Presidente di "No hate Alliance", l'alleanza contro l'intolleranza e l'odio creata presso il Consiglio d'Europa. "Purtroppo - ha detto - l'antisemitismo, come ogni genere di razzismo e discriminazione, è un sentimento latente, nascosto, che riemerge in maniera eclatante appena vi è un'occasione". "Per questo - ha aggiunto - non va consentita nessuna distrazione sociale". L'Italia - ha tra l'altro ricordato - è il secondo paese più antisemita di Europa, dopo la Polonia. (ANSA).

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