Un incontro, quello con il ministro al quale hanno preso parte coloro che sono considerati i "simboli" della lotta all'Isis per una Siria libera, vale a dire due attivisti e giornalisti dell'associazione "Raqqa is Being Slaughtered Silently" (Raqqa è massacrata in silenzio).
"Non dimentichiamo che ci sono quasi venti città siriane che sono sotto assedio e che non sono raggiungibili dai convogli umanitari delle Nazioni unite - ha spiegato Gentiloni - poi c'è la task force internazionale che cerca di ottenere dal regime permessi per portare viveri ma è una sfida quotidiana". Ci sono, poi, i rifugiati, "il futuro della Siria dipende anche dal loro ritorno, per portare democrazia e per continuare a battersi per la libertà".
Per Gentiloni "non è impossibile liberare Raqqa da Daesh ma non è facile". "Bisogna vedere se avanza verso Raqqa la parte delle forze del regime sostenute in parte da Russia e Hezbollah, dal sud, e le forze curdo-siriane appoggiate dalla coalizione internazionale dal nord". "L'impostazione italiana è quella ormai da tempo di trovare una soluzione politica - ha concluso - ma le testimonianze, anche degli attivisti, di dice che a loro non piace essere liberati. La liberazione di una città, discorso analogo per Mosul, non è puramente militare, i liberatori possono fare danni altrettanto rilevanti. Il ruolo delle forze di opposizione è altrettanto fondamentale". (ANSAmed).