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'Inaccettabili campi per i migranti respinti' in Marocco

L'ambasciatore Abouyoub, 'L'Italia investa in Africa con noi'

24 febbraio, 18:34

(di Luciana Borsatti) (ANSAmed) - ROMA, 24 FEB - "Parcheggiare esseri umani non è accettabile". Lapidario, l'ambasciatore del Marocco Hassan Abouyoub respinge, in un forum all'ANSA, l'ipotesi che vengano istituti in Nord Africa campi per i migranti intercettati in mare. "Non do lezioni all'Europa, ma la risposta di sicurezza" ai flussi migratori "non è idonea e non ha prodotto risultati".

Come già la Tunisia - per voce del suo primo ministro - anche il Marocco mette le mani avanti sull'eventualità di ospitare campi per migranti diretti in Europa. E sottolinea che le politiche del Regno vanno in altra direzione. Il fenomeno "richiede un approccio collettivo di solidarietà e di responsabilità condivisa", dice. Ed il Marocco, che da terra di origine e transito è ormai anche Paese di immigrazione, adotta quello del Processo di Rabat - afferma, con riferimento al forum di dialogo euro-africano partito nel 2006 e proseguito con la conferenza ministeriale del 2014 a Roma ed il Processo di Khartoum - basato sull'abbattimento delle cause all'origine, "accelerando lo sviluppo umano per ridurre i flussi". "Il dramma del Canale di Sicilia e la crisi dei diritti umani - prosegue - sono legati alla governance del sud nel periodo post-coloniale", ed i flussi di profughi a crisi come quelle di Siria, Eritrea e Somalia. Ma l'80% di questi flussi "si ferma in Africa e nel mondo arabo, pochi arrivano in Europa", nonostante tanta "propaganda per scopi politici".

Ma l'Europa sbaglia, anche nei suoi del resto fallimentari approcci "quantitativi", prosegue: Rabat non crede che si possano bloccare e limitare le migrazioni, ma spende 300 milioni di dollari all'anno - precisa - per una 'governance' del fenomeno che comprende anche misure di sicurezza contro le minacce del terrorismo e del traffico di droga, e non solo di esseri umani, che giungono dal Sahel. E dall'Europa vorrebbe "una vera politica comune e globale nel Mediterraneo, dove il tema migranti sia solo un elemento di un'agenda più ampia". Da parte sua il Marocco, che già registra un "invecchiamento demografico", ha avviato "un processo di integrazione amministrativa e miglioramento delle condizioni di soggiorno". Ma è soprattutto nell'Africa che il re Mohammad VI vede le priorità della sua agenda internazionale, sottolinea, e non solo per tagliare alla radice il problema migrazioni. L'Africa ha anche "un potenziale enorme in termini economici, energetici, agricoli, e di risorse umane", avrà 1,2 miliardi di popolazione attiva nel 2050, e Rabat vuole essere "tra i leader che hanno deciso di affrontare le sfide del continente". Da qui la sua recente scelta di "tornare a casa", cioè rientrare in quella Unione Africana lasciata nel 1984 per divergenze sul Sahara Occidentale e il Fronte Polisario, appoggiato dall'Algeria.

Un conflitto ereditato dall'epoca della Guerra fredda, evidenzia Abouyoub, e sul quale le differenze rimangono. Ma "non si può abbandonare l'Africa", ora che le sfide "vanno oltre". Tanto che il Regno ha deciso di investire massicciamente nell'economia del continente, con le sue banche e la Royal Air Maroc "presenti in quasi 40 Paesi". E Rabat invita il sistema economico italiano non a guardare al suo territorio, dove compete con Germania, Spagna e Francia, ma ad accompagnarla nei suoi investimenti proprio in Africa, con il suo "potenziale tecnologico" e le sue "qualità organizzative". Infine, un chiarimento sull'apostasia di cui si è parlato di recente, per un parere del Consiglio degli ulema. "Il nostro codice penale non ha mai parlato di apostasia, la parola apostasia non c'è e quindi non c'è la pena di morte", che del resto in Marocco non è applicata.(ANSAmed).

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